La prière ⋅ Un film di Cédric Kahn ⋅ 68° Berlinale

SCRITTO DA
Silvia Nugara

Con il suo ruolo da protagonista in questo film di Cédric Kahn, l’attore parigino ventiquattrenne Anthony Bajon si è aggiudicato il premio come miglior attore alla 68° Berlinale, ricevendo l’Orso d’argento dalle mani della bellissima collega belga Cécile de France. Nell’incipit del film, il suo personaggio, Thomas, arriva in un paese tra le montagne dell’Isère dove viene accolto in una struttura per la riabilitazione di tossicodipendenti. Ha una ferita sotto un occhio che nel corso del film si rimarginerà, segnando il passare del tempo e le trasformazioni di anima e corpo a cui lo sottopone l’esperienza della comunità.

La struttura funziona come un convento maschile, retto da un prete cattolico (senza abito) e imperniato sulla regola dell’ora et labora: si prega e si lavora l’orto sin dalle prime ore del mattino, ciascuno ha un compagno che gli fa da “mentore” ed è vietato rimanere da soli anche soltanto a meditare. Thomas si ribella: il suo corpo non riesce ad accettare le fatiche dello sforzo fisico, le crisi di astinenza gli impestano le notti, la continua presenza dei compagni lo opprime, il desiderio di fumare una sigaretta per conto proprio lo spinge a trasgredire le norme e a scoppiare in accessi di ira fino al giorno in cui, mosso da una collera incontenibile, fugge.

Thomas decide di cercare riparo nella fattoria di Olivier e sua moglie, con cui il suo gruppo di recupero collabora. Lì lo accoglie la figlia della coppia, Sybille, di cui Thomas si innamora all’istante. La ragazza, più matura di lui, lo induce a riflettere sul rischio di ritornare a drogarsi una volta fuori dalla casa-famiglia, senza un lavoro, senza un’istruzione né parenti pronti ad accoglierlo. Il personaggio è posto nello spazio angusto tra due sole alternative: o si prega o si muore. Così, si convince e la mattina dopo Sybille lo riaccompagna in comunità. Da quel momento, si tuffa nella vita monastica con spirito di abnegazione, diventa un fedele modello, ligio a ogni dettame fino all’eccesso, impara tutte le preghiere e i salmi a memoria con la furia di un invasato. È perché ha capito che solo la fede lo salverà oppure perché se si salva Sybille lo prenderà con sé?

Cédric Kahn

Un giorno, insieme a un piccolo gruppo, Thomas parte per una giornata di marcia verso una vetta. Il suo mentore gli annuncia: “oggi soffrirai” cosa che in effetti accadrà oltre ogni aspettativa. Mentre Thomas arranca tra la neve insieme agli altri, uno dei supervisori gli chiede: “ma è vero che sai tutti i salmi a memoria? Mi reciteresti il terzo?”, il ragazzo procede e alla fine, il compagno commenta: “t’es vraiment accro!”. Dato che “accro” è la stessa parola che si usa per dire “tossico”, il film ci dice che Thomas si è aggrappato alla fede come si era aggrappato all’eroina. Tutti gli ripetono che per uscire dalla dipendenza è necessario cambiare mentalità e la fede gli permetterà di farlo ma in realtà anche la “fede” può essere oggetto di ossessione morbosa. Thomas ha solo cambiato oggetto ma l’atteggiamento è lo stesso.

Tuttavia, sulla montagna avviene qualcosa che porta il ragazzo a una svolta definitiva a favore della vita religiosa. La “chiamata” di Thomas viene accolta molto positivamente da una comunità di cui il film ci mostra, se vogliamo vederle, le contraddizioni, le insidie e finanche il ridicolo. A un certo punto, c’è una festa in cui il gruppo di soli uomini incontra una comunità di sole donne. I due gruppi se ne stanno segregati, gli uni con le maschie camicie a quadri da una parte, le altre con le caste gonne al ginocchio dall’altra. Gli uni seduti a un tavolo, le altre all’altro, si alzano i calici perché si annuncia un fidanzamento, gli sguardi bassi, pudichi, bambinoni pruriginosi.

Cédric Kahn
Nella solitudine e nell’abbandono, di fronte al disgregarsi dei rapporti, alla disoccupazione e allo smarrimento che investono le nostre vite ovunque nel mondo (non è un caso che la comunità di recupero accolga ragazzi di diversa provenienza), chi non ha altre risorse sociali, economiche o intellettuali, può trovare nella fede e nella vita pulita, regolata e ordinata da norme ferree di una comunità monastica, ciò che serve per condurre una vita felice oppure si tratta solo del conforto che si trova nell’abdicare a ogni responsabilità personale? Esiste una fede libera e responsabile? Esiste una fede buona? Buona per chi? L’unica che decide di mettere alla prova la svolta esistenziale dichiarata da Thomas, è sorella Myriam interpretata da una luminosa e imponente Hanna Schygulla, madre superiora che il giovane incontra durante la festa e che, intuendo in lui un dissidio, lo interroga sulla fede e sulla felicità. Di fronte all’insistenza con cui dichiara di credere e di essere felice, Hanna Schygulla pianta al ragazzo una manata in piena faccia che lo lascia a terra piangente. Non si scherza con la fede.

Cédric Kahn lavora sullo sguardo e sui valori sociali: cosa significa oggi, in un paese come la Francia, diviso tra laicismo, islamofobia, attacchi terroristici dell’Isis e vari fanatismi religiosi di matrice cristiana tipo Manif pour tous, ritrarre chi ricerca nella pratica del cattolicesimo la via di salvezza? Cosa penseremmo se invece che applicarsi con tanto zelo alla preghiera cattolica, il ragazzo studiasse il Corano? Siamo in grado di percepire il fanatismo cattolico in quanto tale? La Prière pone molti interrogativi senza fornire risposte precostituite. Per tutta la sua durata permette una lettura da più punti di vista delle situazioni narrate. Purtroppo, sul finale, il film si concede una rovinosa caduta nello stereotipo che potrebbe compromette la validità dell’impianto narrativo. A meno che non sia leggibile a sua volta come indice della propensione alla ‘dipendenza’ del protagonista.

© CultFrame 02/2018

TRAMA
Thomas arriva in una struttura di recupero per tossici in mezzo alle montagne dove giovani uomini provenienti da varie parti del mondo lavorano e pregano insieme. Il ragazzo è inizialmente recalcitrante alle regole del luogo ma progressivamente si integra nella comunità, apprende la disciplina, stringe amicizie e scopre la fede ma anche l’amore. Al termine del percorso di recupero si troverà quindi a dover scegliere quale seguire tra questi due forti richiami.

CREDITI
Titolo originale: La prière / Regia: Cédric Kahn / Sceneggiatura: Fanny Burdino, Samuel Doux, Cédric Kahn / Interpreti: Anthony Bajon, Damien Chapelle, Alex Brendemühl, Louise Grinberg, Antoine Amblard, Maïté Maillé, Magne-Havard Brekke, Hanna Schygulla / Fotografia: Yves Cape / Montaggio: Laure Gardette / Scenografia: Guillaume Deviercy / Produzione: Les films du Worso, ARTE France Cinéma, Auvergne Rhône-Alpes Cinéma, Tropdebonheur Productions, Versus Production /Francia, 2018 / Durata: 108 minuti.

SUL WEB
Filmografia di Cédric Kahn
CULTFRAME. Berlinale 2018 – Il programma
Berlinale – Il sito

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Silvia Nugara

Silvia Nugara ha un dottorato di Linguistica Francese e i suoi interessi ruotano attorno alle relazioni tra il linguaggio e la costruzione della realtà sociale, con particolare riferimento agli immaginari e ai discorsi relativi alle soggettività di genere. Attualmente è redattrice di Punto di Svista e Cultframe - Arti visive.

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