Mosaic ⋅ Gelo esistenziale a Summit, Utah ⋅ Serie TV di Steven Soderbergh

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Qualcosa di veramente originale per quel che riguarda, attualmente, le serie tv? Nel convulso panorama del settore, ormai da tempo frequentato con esiti positivi da grandi registi e da star di Hollywood, queste spesso coinvolte nella produzione, si fa sempre più fatica a rintracciare un prodotto veramente particolare. Come ci è capitato spesso di dire, sosteniamo come ultimamente gli “esperimenti” migliori sembrino venire solo dal Vecchio Continente. Eppure, ci sono delle eccezioni. Una di queste è senza dubbio Mosaic, serie in sei episodi trasmessa in Italia da Sky Atlantic.

Ma quale caratteristica interessante presenta Mosaic? Anche se non si tratta certo di una novità, possiamo dire che ci troviamo nel campo del “media franchise”, ovvero in un un sistema comunicativo e industriale basato sulla realizzazione di vari prodotti collegati tra loro, sul modello (anche se Mosaic possiede caratteristiche ben più limitate) delle epopee fantascientifiche Battlestar Galactica e Star Trek.

Mosaic, infatti, nasce come videogioco (fruibile tramite app su iOS e Android) e diviene nel tempo (brevissimo) anche mini serie tv. Ideatore di entrambe le articolazioni comunicative è Steven Soderbergh, il quale è anche regista di tutti gli episodi della serie. Come sceneggiatore, ecco invece la presenza di Ed Salomon, a sua volta regista e autore di opere come, ad esempio, Levity del 2003.

Ebbene, a parte la dinamica produttiva e commerciale di Mosaic, ciò che si manifesta come l’elemento veramente significativo di tutta l’operazione è la struttura espressiva alla base della serie televisiva. Soderbergh (che firma anche la direzione della fotografia e il montaggio) e Salomon hanno creato un impianto comunicativo e linguistico in grado di colpire il fruitore sia sotto il profilo visivo che sotto quello narrativo.

Steven Soderbergh

Siamo nel campo del thriller. Una famosa scrittrice/illustratrice per libri per l’infanzia viene brutalmente uccisa. I sospettati dell’omicidio sono sostanzialmente due e l’indagine, che all’inizio sembra aver preso una direzione precisa, finisce per durare addirittura quattro anni. Dunque, fino ad ora ci troviamo nel territorio del solido genere crime/thriller tv fiction, direte voi. È vero, ma il tocco registico/visuale di Soderbergh trasforma una serie prevedibile in una sorta di incubo delirante a occhi aperti. Quasi non si vede sangue, quasi non c’è violenza. La tensione è affidata a immagini sfuggenti, basate su angolazioni impensabili e su ampiezze delle inquadrature imprevedibili e anomale per una serie tv. La luce (ci troviamo a che fare con una comunità di montagna negli USA, la cittadina di Summit, Utah) è freddissima, bluastra o verdognola, mortuaria. Questa architettura formale fornisce alla vicenda una connotazione veramente inquietante, piena di angoscia e di un orrore che si esprime solo grazie all’algidità delle immagini. A ciò si aggiunge una dimensione narrativa (concepita da Ed Salomon) a sua volta perturbante e piena di tormento, mai perfettamente consequenziale, densa di strappi e di salti improvvisi che finiscono per alimentare forte tensione nello spettatore.

Si tratta, dunque, di un’opera caratterizzata da evidenti sconnessioni narrative e da potenti e continue ruvidezze formali, tali da rendere Mosaic una serie che possiamo tranquillamente definire non convenzionale. Ciliegina sulla torta è la presenza nel cast di Sharon Stone, nei panni dell’illustratrice Olivia Lake.

Chi scrive deve dire con sincerità di non aver mai amato particolarmente questa attrice. In questo caso, però, bisogna ammettere come l’interprete di Basic Instinct (Paul Verhoeven, 1992) e Casinò (Martin Scorsese, 1992) lasci un segno profondo. Magrissima, acida, cattiva, fragile, nevrotica, angosciata, depressa, elegante, allo stesso tempo raffinata e volgare, Olivia Lake/Sharon Stone è la quintessenza dell’angoscia esistenziale mascherata da successo, del cortocircuito che viene a crearsi tra immagine pubblica spavalda e caustica e realtà intima dell’animo tragicamente debole. Ci voleva evidentemente Soderbergh, non ce ne vogliano Verhoeven e Scorsese, per far emergere a pieno il talento di questa celebrata (forse anche troppo in passato) attrice americana.

© CultFrame 02/2018


CREDITI

Titolo: Mosaic / Regia: Steven Soderbergh / Sceneggiatura: Ed Salomon / Fotografia: Steven Soderbergh / Montaggio: Steven Soderbergh / Scenografia: Michelle C. Harmon, Richard T. Olson / Musica: David Holmes/ Produzione: Casey Silver, Michael Polaire, Steven Soderbergh, Jared Brinkley / Interpreti: Sharon Stone, Garret Hedlund, Frederick Weller, Jennifer Ferrin, Devin Ratray / Episodi: 6 / Anno: 2018 / Paese: USA / Emittente italiana: Sky Atlantic

SUL WEB
HBO. Il sito della serie TV Mosaic
La serie TV Mosaic – L’applicazione
Filmografia di Steven Soderbergh

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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