Ghost Stories. Un film di Jeremy Dyson e Andy Nyman

SCRITTO DA
Eleonora Saracino

Jeremy Dyson e Andry NymanLe cose invisibili sono le uniche realtà”, scriveva Edgar Allan Poe e ai due registi, Jeremy Dyson e Andy Nyman, tale affermazione sembra calzare a pennello per esprimere l’inquietante suggestione della loro pièce, in scena dal 2010, dalla quale hanno tratto questo film. Pellicola d’esordio per entrambi, Ghost Stories – con i suoi racconti da brivido – esce dallo spazio circoscritto di un palcoscenico ed entra nel cinema, affrancandosi quasi del tutto dall’impianto teatrale, al quale fa riferimento soltanto all’inizio e nelle sequenze conclusive.

Il film si presenta così come una felice commistione di linguaggi il cui genere – a proposito di linguaggio – si riferisce a quello che gli inglesi chiamano portmanteau (a sua volta un vocabolo, di origine francese, che fonde più pezzi di parole) e sta a indicare anche la combinazione di differenti storie legate tra loro. Questo termine venne usato già da Lewis Carroll (un altro inglese, guarda caso) in Attraverso lo specchio e fa riferimento, in senso stretto, a una sorta di grande valigia con più scomparti ma, nel suo significato più ampio, allude a quell’intreccio narrativo in cui ogni vicenda raccontata si lega ad un’altra come nel sistema delle scatole cinesi.

Jeremy Dyson e Andy NymanIn Ghost Stories, infatti, il filo rosso che passa attraverso i differenti “casi” affrontati dal Professor Philip Goodman condurrà alla conclusione ma, davvero, non è possibile dire di più. Il rischio spoiler è, in questo caso, altissimo e penalizzerebbe non poco la visione. Sarebbe un vero peccato privare lo spettatore del gusto della scoperta e del divertimento nel mettere insieme i vari indizi che sono disseminati qua e là e che, soltanto alla fine, comporranno – svelandolo – il quadro totale.

Dyson e Nyman (che, come già in teatro, ricopre il ruolo del protagonista) hanno realizzato un vero e proprio lavoro di cesello mescolando sapientemente tracce, segnali, indicazioni ma anche riferimenti e chiari omaggi ai grandi classici dell’orrore come i film a episodi della Amicus, negli anni Sessanta e Settanta, (vedi Le cinque chiavi del terrore, La casa che grondava sangue, Racconti dalla tomba…), nonché alle atmosfere delle pellicole di William Castle, Dario Argento e Sam Raimi.

Del resto i registi, oltre a condividere la comune passione per il macabro, possiedono un background che dimostra palesemente quanto siano avvezzi alle storie a tinte fosche. Jeremy Dyson, sceneggiatore e scrittore, è anche uno dei fondatori del brillante quartetto di comici inglesi The League of Gentleman e Andy Nyman è noto in patria non soltanto come attore ma anche nelle vesti di illusionista. È facile quindi comprendere come, da assidui frequentatori del bizzarro, l’eclettico duo si sia egregiamente cimentato con il lato più oscuro dell’immaginazione, addentrandosi nei meandri della mente che, molto spesso, “vede ciò che vuole vedere.

Jeremy Dyson e Andy Nyman

Non è detto che quel che appare ai nostri occhi corrisponda al vero e il Professor Goodman, infatti, ha passato tutta la sua vita a confutare qualsiasi teoria sul soprannaturale, smascherando finti sensitivi e mendaci intermediari con l’aldilà che, secondo lui, si fanno beffe dei più ingenui ai quali vendono illusioni a buon mercato. Nella sua visione, pervicace e granitica, non c’è spazio per il dubbio e persegue la “missione” con un’ostinazione che sembra sfociare in una forma di presunzione addirittura ossessiva. Anche quando viene convocato da quello che lui ha sempre considerato un maestro, lo psicologo Charles Cameron creduto da tutti ormai scomparso da anni, Philip non rinuncia alle proprie convinzioni. Nonostante l’anziano collega gli confessi di aver raggiunto la consapevolezza del proprio errore nel volere spiegare l’insondabile e di aver sottovalutato la potenza del mondo degli spiriti, il Professore resta fermo sulle solite ferree posizioni e accetta la sfida di riaprire tre vecchi casi irrisolti di Cameron (in altrettanti episodi) per dimostrare, ancora una volta, l’infallibilità della sua tesi. Goodman finisce così per addentrarsi lungo un sentiero che lo porterà nei luoghi in cui si sono consumati drammi dai risvolti assai spaventosi: un ex manicomio, una casa infestata, un bosco in cui albergano terrificanti presenze…

Jeremy Dyson e Andy NymanAttingendo dalle atmosfere plumbee delle Haunted Houses, Dyson e Nyman evocano quegli spettri i quali, più che occupare sinistre abitazioni, si manifestano dentro di noi in tutta la loro devastante potenza. Il terrore, infatti, non scaturisce da ciò che vediamo o che crediamo di vedere ma deriva da quelle paure profonde che, come fantasmi ancestrali, popolano i nostri incubi peggiori.

Ghost Stories è un puzzle di sensazioni, suggestioni e impressioni nei quali si respira, fin dall’inizio, l’aria asfittica di un fosco presagio. I protagonisti si muovono in ambienti claustrofobici, oscuri, di tanto in tanto trafitti da raggi di luce che, in luogo di rischiararli, li rendono ancora più soffocanti e in balìa del nefasto. Man mano che il Professore prosegue le sue indagini si ha il presentimento che il concatenarsi degli eventi, anziché smascherare l’inganno, conduca verso un epilogo tanto impenetrabile quanto sventurato.

Nella narrazione, permeata di un irresistibile black humor, non mancano sortite ad effetto rese ancor più efficaci dalla totale mancanza di una manifesta efferatezza, sostituita da un’ambiguità la cui portata è, in alcuni momenti, davvero agghiacciante. I registi riprendono gli stilemi più consolidati dell’horror e li mescolano ad arte, sparpagliando i pezzi di un unico enigma nelle pieghe nascoste dei tre racconti fino a quando Mike Pridlle (interpretato dall’ottimo Martin Freeman), tenendo fede al suo nome (riddle/mistero), rimetterà insieme i tasselli dell’arcano per squarciare – letteralmente – il velo dello sguardo, tradito da uno spettrale e beffardo trompe-l’oeil.

© CultFrame 04/2018

TRAMA
Il Professor Philip Goodman conduce un programma televisivo, “Truffe paranormali”, nel quale smaschera i sedicenti spiritisti e tutti coloro che si dedicano alle ingannevoli attività che hanno a che fare con il mondo dell’occulto. Il suo lavoro si ispira a quello dello psicologo Charles Cameron che egli considera un autentico mito. Cameron, scomparso da anni in circostanze misteriose, si fa improvvisamente vivo con Philip e lo convoca per un incontro. Durante la loro conversazione l’anziano dottore ammette di aver agito con troppa arroganza nei confronti degli spiriti e sollecita Goodman a riaprire tre vecchi casi che lui non è riuscito a risolvere. Il Professore, sempre più convinto dell’inesistenza di fenomeni paranormali, accetta ma la sua indagine lo porterà ad affrontare un terrificante mistero che andrà ben oltre la sua immaginazione.


CREDITI
Titolo: Ghost Stories / Titolo originale: Id. / Regia: Jeremy Dyson, Andy Nyman /Sceneggiatura: Jeremy Dyson, Andy Nyman tratta dalla loro omonima pièce teatrale / Fotografia: Ole Bratt Birkeland / Montaggio: Billy Sneddon / Scenografia: Grant Montgomery / Musica: Frank Ilfman / Interpreti: Andy Nyman, Martin Freeman, Paul Whitehouse, Alex Lawther / Produzione: Clarire Jones, Robin Gutch / Paese: UK, 2018 / Distribuzione: Adler Entertainment / Durata: 98 minuti.

SUL WEB
Filmografia di Jeremy Dyson
Filmografia di Andy Nyman
Adler Entertainment

 

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Eleonora Saracino

Eleonora Saracino, giornalista, critico cinematografico e membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si è laureata in Storia e Critica del cinema con una tesi sul rapporto Letteratura & Cinema. Ha collaborato con Cinema.it e, attualmente, fa parte della redazione di CulfFrame Arti Visive e di CineCriticaWeb. Ha lavorato nell’industria cinematografica presso la Columbia Tri Star Pictures ed è stata caporedattore del mensile Matrix e della rivista Vox Roma. Autrice di saggi sul linguaggio cinematografico ha pubblicato, insieme a Daniel Montigiani, il libro “American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme” (Viola Editrice).

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