Volcano’s Ubiquity. Mostra di Jacopo Valentini a Livorno

SCRITTO DA
Simona Lunatici
© Jacopo Valentini. Aguglia, Napoli, 2016
© Jacopo Valentini. Aguglia, Napoli, 2016

© Jacopo Valentini. Aguglia, Napoli, 2016

Lo spazio Ops di Livorno ospita un’interessante mostra del fotografo modenese Jacopo Valentini dal titolo Volcano’s Ubiquity, a cura di Chiara Cunzolo. Le opere esposte rappresentano una selezione di una ben più ampia ricerca iniziata nel 2016 e sviluppata, nel corso di questi ultimi anni, intorno al tema centrale del Vesuvio; una ricerca che non si è limitata alla sterile documentazione del vulcano, come entità geologica, ma si è allargata al territorio circostante e ha portato il fotografo, attraverso il suo personale percorso creativo, a riflettere sulla condizione di vita dell’intera area geografica interessata.

Il lavoro è introdotto da una citazione di Giordano Bruno, il quale, emotivamente turbato dalla presenza e dalla vicinanza del vulcano, lo descrive in questo modo:

“[…] così brutto coperto di fumo, non produce alcun frutto, né mele, né uva, né dolci fichi. È privo di alberi e giardini, oscuro, tetro, triste, truce, spregevole, avaro”.

Quello che ci viene immediatamente alla mente, leggendo queste parole, è molto distante dalle immagini proposte nell’esposizione. Oggi il paesaggio si presenta organizzato in modo completamente diverso: il vulcano è in quiescenza dal 1944 e l’intera area vesuviana è caratterizzata da terreni fertili, diffusamente coltivati ed edificati. L’uomo si è spinto fin dove gli è stato possibile, quasi a sfidare la pericolosità della zona. Osservando le immagini di Jacopo Valentini non si ha la sensazione di essere negli stessi luoghi di cui parla il filosofo cinquecentesco: quel paesaggio tanto oscuro e tenebroso sembra essere svanito, non c’è fumo, né grigiore, né cupezza, anzi, la sua cifra stilistica è caratterizzata da una luminosità persistente e sovrabbondante. Tuttavia, nonostante la presenza costante della luce in toni alti, non c’è nulla di rassicurante nelle immagini esposte.

La mostra coinvolge il fruitore in una profonda riflessione sulla natura e sul rapporto (o sul non rapporto) che l’uomo instaura necessariamente con essa e lo fa già a partire dal titolo, Volcano’s Ubiquity. Ubiquità, l’essere contemporaneamente in ogni luogo. Il vulcano è ovunque e l’autore ce lo ricorda con insistenza, in maniera quasi ossessiva.

Il vulcano è ovunque non solo con la sua presenza fisica, quanto, piuttosto, con quello che il suo silenzio e la sua indifferenza nei confronti dell’esistenza umana provocano negli abitanti dei luoghi. Ci ricorda che la natura, per quanto possiamo sforzarci di fare, non ha limiti, è smisurata e indomabile, ha un tempo talmente dilatato che la rende assolutamente distante dai nostri affanni quotidiani, dai nostri drammi, dalle nostre tragedie e fragilità. Esiste forse un luogo che possa realmente rendere sicuri gli abitanti, contro la forza distruttiva del vulcano? È una presenza che fa paura, ma al tempo stesso, come dimostra la frequentazione dei luoghi, attira fortemente verso di sé. Del resto l’uomo non riesce a comprenderne l’enormità e la complessità e per tentare, in qualche modo, di risolverla ha bisogno di costruire, modificare, organizzare lo spazio, con la vana speranza di mettersi al sicuro. Il paesaggio muta a seguito dell’azione umana, ma tale trasformazione è solo apparente: prima o poi la natura si riappropria dello spazio che le è stato tolto, il suo equilibrio torna inesorabilmente stabile, qualunque alterazione l’uomo possa pensare di compiere.

© Jacopo Valentini. Vesuvio, Ercolano, 2016

© Jacopo Valentini. Vesuvio, Ercolano, 2016

Attraverso le immagini l’autore ci ricorda che la vulcanicità pervade lo spazio con la sua inquietante presenza, entra negli edifici, sia pubblici che privati, nei monumenti, nelle chiese, negli ambienti di lavoro e in quelli domestici, fino a travolgere il cibo e gli oggetti della quotidianità. La figura umana non è mai rappresentata, ma, da spettatori, riusciamo comunque a condividere con gli abitanti il sentimento di perenne instabilità. Ci ricorda, inoltre, che la vulcanicità ritorna anche nella memoria dei luoghi, nella creatività travolgente di chi li ha abitati, nella fervente religiosità. Non è solo distruzione, ma anche creazione. È morte e vita al tempo stesso. La connessione è strettissima e a tal proposito vengono alla mente le parole usate dallo scrittore francese Michel Houellebecq il quale, nel suo romanzo Lanzarote, parlando dell’origine dell’isola vulcanica spagnola, definisce il “suo atto di nascita” come “una catastrofe geologica totale”.

La riflessione che emerge dalla ricerca fotografica di Jacopo Valentini va a toccare una questione filosofica ricorrente nella poetica di grandi autori, sebbene ne derivino esperienze estetiche molto differenti. Basti pensare al film documentario La Soufrierè, del regista tedesco Werner Herzog, girato nell’isola di Guadalupa che, nel 1976, fu evacuata per il rischio di un’imminente eruzione vulcanica. Le immagini sono girate in condizioni di estrema tensione e restituiscono il forte sentimento di angoscia che l’avvicinarsi della catastrofe provoca, attraverso la loro freddezza e crudezza: non c’è niente di estetizzante, niente che possa, in qualche modo, dare un barlume di speranza.

In realtà nelle immagini che Jacopo Valentini ci mostra non c’è alcun segno evidente dell’approssimarsi del cataclisma, anzi in molti casi i soggetti inquadrati sono restituiti con grande eleganza e raffinatezza, quasi a voler esorcizzare in qualche modo la tragedia. Sono composte e rigide, tutto è apparentemente quieto, calmo: l’angoscia dell’imminenza del dramma non è dichiarata, ma si percepisce attraverso la tensione evocata da una staticità quasi irreale.

Un lavoro che oscilla tra la documentazione e l’interpretazione e che spinge a riflessioni esistenziali, arrivando a indagare il rapporto dell’uomo con la natura vista come turbamento, inquietudine e costante instabilità.

© CultFrame 04/2018

INFORMAZIONI
Mostra: Jacopo Valentini – Volcano’s Ubiquity / A cura di: Chiara Cunzolo
Dal 14 aprile al 05 maggio 2018
Ops / via Francesco Carlo Pellegrini 5, Livorno / Telefono: 328.7171393 / opspazio@gmail.com
Orario: su appuntamento / Ingresso libero

SUL WEB
Il sito di Jacopo Valentini
Facebook. OPS Spazio Fotografico, Livorno

 

 

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Simona Lunatici

Simona Lunatici. Storica dell’arte di formazione, si laurea in storia dell’architettura e si interessa allo studio del territorio, con particolare attenzione agli aspetti vernacolari. Negli ultimi anni si è maggiormente dedicata alla fotografia di paesaggio unendo la passione fotografica alla ricerca sia personale che professionale.

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