A quasi dieci anni da Fantastic Mr. Fox (2009), Wes Anderson torna a lavorare con la stop motion conquistandosi un Orso d’argento per la miglior regia al Festival di Berlino 2018. Questa sua nuova opera animata, L’isola dei cani (Isle of dogs) è ambientata in Giappone e ha come specie protagonista assoluta quella dei cani, resi rognosi e febbricitanti da un’epidemia in seguito alla quale vengono relegati su di un’isola già ridotta a discarica per ogni spazzatura prodotta nella metropoli di Megasaki City.
Narrativamente, il plot “grande fuga”/“alla ricerca di” a cui il regista è molto affezionato è come sempre costruito per capitoli titolati, giravolte temporali, colpi di scena e contrappunti ironici, la cui velocità e stratificazione può in qualche modo giustificare – più delle orecchie di cane strappate a morsi e delle dissezioni di pesce vivo destinato a diventare sushi o sashimi – il divieto ai minori di anni 13 non accompagnati da adulti che è stato assegnato al film negli Stati Uniti.
Se c’è un appunto che si può fare a L’isola dei cani è la pienezza visiva fin eccessiva che tra fondali e animazioni dei personaggi satura ogni minuto degli oltre cento realizzati a passo uno dagli squadroni di disegnatori e artigiani al servizio di Anderson. Un regista che riempie maniacalmente ogni sua inquadratura anche quando gira dal vero e che qui raggiunge il suo acme creativo, omaggiando e rinnovando il già ricchissimo universo immaginario dell’animazione nipponica tra rivisitazioni delle stampe di Hokusai, solenni enunciazioni di haiku, studenti contestatori contro derive autoritarie di stato la cui propaganda riesce a far diventare il nemico pubblico numero uno i più fedeli amici dell’uomo e atmosfere quasi carpenteriane.
Inoltre, in tutte le versioni distribuite del film, Anderson ha richiesto che venga conservata la lingua originale giapponese usata dai protagonisti umani, mentre gli animali parlano in inglese e potranno venire doppiati. Un altro elemento di complessità che diviene occasione di sfoggio di una serie di soluzioni inventive per la traduzione simultanea del parlato umano. Un elemento che è un aspetto non secondario di un film realizzato in diversi continenti e co-sceneggiato da Kunichi Nomura, già consulente di Sofia Coppola per Lost in Translation oltre che attore in Grand Budapest Hotel.
Accade così che anche nel lieto fine più smaccato rimane un retrogusto amaro in questa storia di animali che anelano alla libertà ma non riescono a non servire un padrone ritrovandosi dopo mille peripezie, rispettivamente, creature post-canine e post-umane. E poi, per favore, qualcuno liberi i gatti!
© CultFrame 02/2018 – 05/2018
TRAMA
Nel Giappone del prossimo futuro, tutti i cani di Megasaki City sono stati deportati e abbandonati su di un’isola ridotta a discarica di rifiuti. Qui, Chief, Rex, Boss, Duke e King si trovano a dover aiutare il dodicenne Atari Kobayashi, precipitatosi sull’isola alla ricerca del suo amato cane Spots.
CREDITI
Titolo: L’isola dei cani / Titolo originale: Isle of Dogs / Regia: Wes Anderson / Sceneggiatura: Wes Anderson da un soggetto di Wes Anderson, Roman Coppola, Jason Schwartzman e Kunichi Nomura / Fotografia: Tristan Oliver / Montaggio: Ralph Foster, Edward Bursch / Musica: Alexandre Desplat / Interpreti: con le voci di Akira Takayama, Bill Murray, Bob Balaban, Bryan Cranston, Courtney B. Vance, Edward Norton, F. Murray Abraham, Fisher Stevens, Frances McDormand, Greta Gerwig, Harvey Keitel, Jeff Goldblum, Kara Hayward, Kunichi Nomura, Liev Schreiber, Mari Natsuki, Scarlett Johansson, Tilda Swinton, Yôjirô Noda, Yoko Ono, Angelica Huston / Produzione: American Empirical Pictures, Indian Paintbrush, Scott Rudin Productions, Studio Babelsberg / USA, 2018 / Distribuzione: 20th Century Fox / Durata: 101 minuti
SUL WEB
Filmografia di Wes Anderson
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20th Century Fox