A sette anni dai due attentati compiuti il 22 luglio 2011 a Oslo e sull’isola di Utøya dall’ultranazionalista e neonazista Anders Breivik, Paul Greengrass, regista tra gli altri della saga di Bourne, ne racconta la storia a partire dal libro d’inchiesta della giornalista norvegese Åsne Seierstad One of Us: The Story of a Massacre in Norway―and Its Aftermath. Distribuito e finanziato da Netflix, il film è recitato in inglese da un cast norvegese e ricostruisce in modo lineare e abbastanza prolisso tutta la vicenda dal momento in cui l’attentatore confeziona l’esplosivo fino alla fine del processo che lo condannerà alla detenzione perpetua in isolamento. Per un totale di 143 minuti, il montaggio alternato narra di Breivik, del Primo ministro norvegese e delle vittime con un linguaggio in cui a una prima parte di blanda action segue una parte più legal-drammatica.
Greengrass condensa l’effettiva strage sull’isola in una sequenza relativamente breve lasciando molto più spazio al “dopo” in cui il personaggio di Viljar è l’epitome eroica dei sopravvissuti e della loro lotta per riprendersi la vita. Il ragazzo giunge sull’isola con il fratello minore per partecipare al campo estivo dove si distingue da subito come leader predestinato. Verrà ferito gravemente dall’attentatore e dovrà affrontare con la sua famiglia una dolorosa convalescenza. A ciò si somma una sottotrama più sentimentale in cui dopo essere sopravvissuto, il giovane stringe amicizia con un’altra “reduce”, Lara, giovane immigrata dalla Siria che a Utøya perde una sorella. Il film affronta il dramma indugiando nell’apologia retorica e un po’ melensa del giovane leader di domani che in effetti, come viene confermato nelle didascalie che chiudono il film, oggi studia Legge e intende intraprendere una carriera politica.
Il film di Greengrass è di gran lunga più convenzionale e adatto a un pubblico senza pretese artistiche rispetto all’altro lungometraggio realizzato sulla vicenda nel 2018, Utøya 22. Juli del norvegese Erik Poppe, presentato in anteprima alla Berlinale 2018. In quel caso, si trattava di un unico piano sequenza di 90 tesissimi minuti tutto ambientato nell’isola e focalizzato sulla parabola della strage dal punto di vista delle vittime. Poppe sceglie di non mostrare mai il volto di Breivik, di filmarne la figura sempre da lontano, affidandone la presenza più all’audio degli spari che si avvicinano o allontanano che all’immagine corporea e così facendo lo trasforma in un’entità più astratta e dunque più potente nell’esprimere l’essenza del terrore.
Utøya 22. Juli si concentra sulla giovane Kaja, pedinandola sin dalla prima inquadratura. Anche lei come il Viljar del film di Greengrass sembra destinata a grandi cose, anche lei è una sorella maggiore ingombrante. La sorella minore, Emilie, è insofferente al campeggio e si ribella all’autorità di Kaja non recandosi con lei a un barbecue. Di lì a poco, al rumore dei primi spari, Kaja non sa dove sia Emilie e per tutto il film la sua lotta per nascondersi dal cecchino e salvarsi la vita è gravata dalla ricerca angosciosa della sorella.
Il film di Poppe è una sconcertante scarica di adrenalina in cui, come in un videogioco d’avventura e di suspence, vivere e morire sono questioni di strategia e velocità. Così facendo, il film non teme di interrogarci proprio sull’eccitazione che può darci una tale esperienza estetica. Di conseguenza, la cronaca delle stragi in quel caso è solo il punto di partenza di un’esplorazione etica ed estetica molto più ampia sulla visione e sulle emozioni e che per di più, sul finale autorizza a leggere la traiettoria tragica delle due sorelle separate come una riflessione sulla crisi contemporanea della sinistra non solo norvegese.
Nonostante il dispiego di mezzi, dunque, il film di Greengrass non regge il confronto con quello di Poppe, testimone di un’idea di cinema coraggiosa, capace di confrontarsi, anche politicamente, con le realtà storiche che intende narrare attraverso una forma innovativa che per una volta, caso raro nel cinema di oggi, non è virtuosismo fine a se stesso.
© CultFrame 09/2018
TRAMA
Il 22 luglio 2011, un attentatore della destra ultranazionalista norvegese ha fatto scoppiare un’autobomba davanti al quartier generale del governo a Oslo poi si è recato sull’isola di Utøya dove era in corso il campo estivo dei giovani laburisti uccidendo 77 persone.
CREDITI
Titolo: 22 July / Regia: Paul Greengrass / Sceneggiatura: Paul Greengrass (dal romanzo “One of Us” di Åsne Seierstad) / Montaggio: William Goldenberg / Fotografia: Pal Ulvik Rokseth / Musica: Sune Martin / Interpreti: Anders Danielsen Lie, Jonas Strand Gravli, Jon Øigarden, Isak Bakli Aglen, Seda Witt, Maria Bock, Thorbjørn Harr / Produzione: Scott Rudin Productions, Paul Greengrass, Gregory Goodman, Netflix / Paese: Norvegia, Islanda / Durata: 143 minu
SUL WEB
Filmografia di Paul Greengrass
Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – Il sito