“Volevo raccontare una storia di violenza”. Questa frase che a nostro avviso appare poco comprensibile, apre le note di regia che accompagnano il film di Jennifer Kent intitolato The Nightingale.
Certo, il fine della cineasta australiana era assolutamente positivo (ciò non lo mettiamo in dubbio), ovvero realizzare un’opera che stigmatizzasse la violenza colonialista, il razzismo (dei bianchi europei sui nativi della Tasmania) e la sopraffazione dell’uomo nei riguardi della donna. Ma la dichiarazione con cui si apre questo articolo appare decisamente emblematica poiché The Nightingale è un lungometraggio nel quale non si parla di queste tematiche, le si mostra in maniera assolutamente esplicita. Addirittura più che esplicita, tali questioni vengono usate in modo ripetitivo e inutile (visto che non abbiamo a che fare con un horror o uno splatter-movie).
La vicenda storica è abbastanza nota: gli inglesi colonialisti imperversano in Tasmania agli inizi del XIX secolo e considerano gli aborigeni (ma anche in parte gli irlandesi) come degli “inferiori”, dei selvaggi di cui si può disporre come si vuole. Tale faccenda acclarata dai fatti è resa cinematograficamente attraverso la storia personale dell’irlandese emigrata (Clare) che viene ripetutamente stuprata da un ufficiale britannico e a cui uccidono (davanti agli occhi) marito e figlioletta.
Proprio con due stupri violentissimi si apre l’intero film, due scene su cui la regista insiste molto. Probabilmente Jennifer Kent ha ritenuto che per parlare della violenza sulle donne fosse necessario perseverare su inquadrature in cui una donna, appunto, fosse violata orrendamente da un uomo. Così come, sempre la cineasta di Brisbane, ha pensato che per condannare il razzismo fosse necessario girare scene di grande ingenuità, come quelle in cui il nativo Billy compie dei rituali antichi in onore dei morti.
Non è così, secondo il nostro parere, che si può realizzare un film sul colonialismo europeo. Il problema riguarda, come sempre, lo sguardo di chi per condannare comportamenti abominevoli come quelli determinati dal razzismo finisce per trasformare tutto in una pura giostra dell’orrore che non genera reali significati, anzi ne potrebbe produrre addirittura alcuni controproducenti.
Che poi questo lungometraggio sia ben diretto, che sia ben recitato, che affronti un argomento importantissimo e che, comunque, venga fuori un discorso sulla separazione tra natura e genere umano, testimoniata dall’enigmatica distanza della stessa natura nei riguardi delle brutture delle azioni umane, non ci sono dubbi. Ma ciò non basta. Sommessamente, consigliamo a Jennifer Kent di vedere un film basato sulle identiche tematiche (ma questa volta ci troviamo negli USA dei nostri giorni) girato da Roberto Minervini: What You Gonna Do When the World’s on Fire. L’argomento è praticamente lo stesso, come già detto, l’intenzione artistica di Minervini, però, ben più raffinata e per nulla impantanata in una sterile iterazione di sequenze piene di violenza e sangue.
© CultFrame 09/2018
TRAMA
Clare è una ragazza irlandese che ha avuto problemi con la giustizia e che vive in Tasmania. Nel luogo dove lavora, una locanda, è ripetutamente fatta oggetto di terribili violenze da un ufficiale britannico senza scrupoli. Questo soggetto privo di umanità ucciderà anche il marito e la figlioletta della ragazza. Clare, così, aiutata dall’aborigeno Billy si metterà alla ricerca di questo soldato inglese per mettere in atto la sua vendetta.
CREDITI
Titolo: The Nightingale / Regia: Jennifer Kent / Sceneggiatura: Jennifer Kent / Montaggio: Simon Njoo / Fotografia: Radek Ladczuk / Musica: Jed Kurzel / Interpreti: Aisling Franciosi, Sam Claflin, Baykali Ganambarr, Damon Herriman, Harry Greenwood, Ewen Leslie, Michael Sheasby, Charlie Shotwell / Paese: Australia / Produzione: Causeway Films, Made Up Stories, Jennifer Kent / Durata: 136 minuti
SUL WEB
Filmografia di Jennifer Kent
Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – Il sito