ROMA ⋅ Un film di Alfonso Cuarón

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

È possibile ancora oggi, nel 2018, narrare a livello cinematografico cosa può voler dire vivere in una società dove la differenza di classe ha un suo peso evidente? Si può tutt’ora costruire una storia nella quale rappresentare il dislivello tra ceto dominante e ceti cosiddetti “inferiori”? Con tutta evidenza, sì. Il mondo di oggi, più che mai, è basato su questa differenza, sulla divaricazione tra chi è privilegiato (per nascita) e chi no (sempre per nascita), tra chi può avere una vita normale e chi invece non solo non ha niente ma è anche costretto ad abbandonare il suo Paese.

Il regista messicano Alfonso Cuarón con il suo film ROMA non si limita ad eseguire diligentemente il compito sopra delineato, non si concentra in modo prevedibile sulla raffigurazione di una società bloccata in un dualismo senza via di uscita. Fa molto di più. Si inoltra in modo molto sottile dentro il legame perverso, potremmo definire malato, tra classi sociali che pur essendo apparentemente ben separate finiscono per intrecciarsi una nell’altra in maniera indissolubile. In tal senso, la storia della domestica Cleo è assolutamente emblematica. La ragazza, che “serve” presso una famiglia borghese di Città del Messico è trattata benissimo, è addirittura amata dai suoi datori di lavoro, ma il sentimento che li lega, pur sincero, ha il suo rovescio della medaglia: Cleo è, e rimarrà, per sempre la persona che dovrà crescere i bambini della padrona di casa, fare le pulizie, lavare a mano i panni, cucinare, essere la prima ad alzarsi e l’ultima ad andare a letto. Il suo ruolo sarà di servizio per il benessere degli altri.

Cuarón costruisce una vicenda dal sapore autobiografico e realizza, con ROMA, un film lucido, sincero e basato una indiscutibile delicatezza d’animo. Edifica tutto ciò misurando con grande perizia professionale tutti i fattori stilistici e formali che compongono il mosaico della sua idea filmica. La scelta del bianco e nero trasporta lo spettatore nella Città del Messico dei primi anni settanta, quella dei quartieri borghesi che vengono sfiorati dalle proteste studentesche e popolari (in qualche caso molto cruente). Inoltre, le immagini appaiono tutte contraddistinte da un rigore di composizione che diviene la colonna vertebrale di tutta questa produzione cinematografica e che dona profondità a tutta la narrazione.

La solidità registico/espressiva, mai tronfia e invasiva, sostiene con brillantezza il tono realistico del racconto e l’evoluzione dei personaggi, i quali vivono tutti un mutamento interiore e un cambiamento esistenziale. La giovane e aggraziata Cleo si muove dentro la vicenda come il segno portante di un destino, un destino a cui non potrà sfuggire. Si tratta di una figura ricca di sfumature poetiche, di una morbidezza lirica la rende bella (nel vero senso della parola). La sua interiorità si riconosce nel suo sguardo amorevole e nei capelli pettinati di lato, la sua dignità dalla semplicità elegante con la quale si veste.

L’inquadratura che la vede seduta nella sua stanza mentre guarda il cortile interno della casa borghese dove lavora è una sorta di sintesi perfetta dello spirito del personaggio, mai scontato, mai solo sterilmente (neo)realistico, sempre sospeso tra relazione con il mondo e riflessione sul senso dell’esistenza.

© CultFrame 08/2018 – 12/2018

Film presentato alla 75. Biennale Cinema di Venezia

TRAMA
Cleo è una giovane domestica di etnia mixteca che lavora presso una famiglia borghese del quartiere ROMA di Città del Messico. Il suo compito è quello di accudire i quattro bambini della famiglia, di lavare e cucinare. Cleo esegue il suo compito con amore e dedizione e sente per i fanciulli che gli sono affidati un vero affetto. Nel frattempo la famiglia si sfalda e nel Paese le rivolte diventano violente

CREDITI
Titolo: Roma / Regia: Alfonso Cuarón / Sceneggiatura: Alfonso Cuarón / Montaggio: Alfonso Cuarón, Adam Gough / Fotografia: Alfonso Cuarón / Scenografia: Eugenio Caballero / Interpreti: Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Nancy Garcia, Jorge Antonio, Veronica Garcia, Marco Graf, Daniela Demesa, Carlos Peralta, Diego Cortina Autrey / Produzione: Gabriela Rodríguez, Alfonso Cuarón, Nicolás Celis, Esperanto Filmoj, Participant Media / Paese: Messico / Durata: 135  minuti

SUL WEB
Filmografia di Alfonso Cuarón
Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – Il sito

Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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