Alain (l’attore e regista Guillaume Canet) è un editore parigino alle prese con la crescente digitalizzazione dell’editoria e con l’imprevedibilità dei gusti del pubblico. Per la prima volta rifiuta il romanzo di uno degli autori affezionati della casa editrice nonché suo amico, Léonard (Vincent Macaigne), che da anni narra nei suoi libri le proprie avventure sentimentali senza risparmiarne i dettagli. La moglie di Alain, Sélena (Juliette Binoche), non è d’accordo con lui e a propria volta si trova di fronte a una scelta difficile: lasciare o meno la serie tv poliziesca in cui recita da anni con enorme successo ma che è tanto estranea alla sua sensibilità di attrice intellettualmente vivace e preparata.
Come rapportarsi con il mondo globalizzato e digitalizzato quando ci si è formati in un orizzonte di gusti, di valori e di esigenze culturali che sembra completamente estraneo alla contemporaneità degli influencer, dei meme, dei tweet, di Netflix? A questi temi, trattati in lunghi dialoghi a due o quattro, si aggiungono gli incroci sentimentali tra i protagonisti, ulteriormente ‘raddoppiati’ dalla loro trasposizione romanzesca nelle autofiction firmate da Léonard in cui le doubles vies (Il gioco delle coppie) non sono solo quelle dei doppi letterari ma anche di chi tradisce.
Dopo la parentesi Kristen Stewart, Olivier Assayas torna a un cinema completamente parigino ma ancora una volta teso a interrogare il rapporto tra questo ambito linguistico, culturale, immaginario e un campo d’azione dominato da idee e forme espressive globalizzate che risentono fortemente dell’impronta statunitense, proprio come accadeva già ne L’heure d’été, Sils Maria e Personal Shopper. Se in Personal Shopper, sperimentava l’ardito tentativo di conciliare la star di Twilight con lo spiritismo di Victor Hugo, qui Assayas utilizza i personaggi come dei suoi stessi doppi che interrogano il proprio patrimonio culturale alla ricerca di coordinate capaci di orientarli in un mondo che scivola e che sfugge.
L’autore osserva i suoi personaggi (e se stesso) a distanza, financo con ironia e alla malinconia preferisce la levità per affrontare la fine di un mondo e il timore di perdere presa sul tempo. Il flusso ininterrotto di parole, di conversazioni che si vorrebbero brillanti, in fin dei conti non sono altro che una cortina di fumo scostata la quale si percepiscono i simulacri di un passato – il cinema di Rohmer o di Bergman, per esempio – che oggi sembra potersi manifestare soltanto come superficie e pura forma o come citazione.
Difatti, quando Alain si confronta con la sua giovane e rampante collaboratrice sul rapporto tra passato e futuro, tra cambiamento e conservazione, i due citano l’immancabile Gattopardo (“tutto deve cambiare perché nulla cambi”) e Alain evoca il prete di Luci d’inverno di Bergman che continua a celebrare messa nel tempio vuoto: ostinarsi a tener fede in ciò che si ama malgré tout condanna all’esilio ma è un esilio nobile e sublime. E a volte la bellezza è l’ultima delle consolazioni.
Accanto a Canet e alla sempre brillante Binoche, l’arruffato Vincent Macaigne incarna la tenera meschinità di uno scrittorucolo incapace di non mettere a profitto la propria misera vita sessuale e a repentaglio la reputazione altrui. Nella parte della sua sventurata compagna brilla Nora Hamzawi, attrice comica capace anche di registri meno spensierati. Si deve anche al cast quella leggerezza e quella grazia che accompagna la visione del film, mentre questo si prende gioco delle sue stesse premesse teoriche e degli spettatori.
© CultFrame 08/2018 – 01/2019
Film presentato alla 75. Biennale Cinema di Venezia
TRAMA
Alain lavora in una casa editrice costretta a fare i conti con le ragioni del mercato e per la prima volta rifiuta di pubblicare un romanzo di Léonard che gli è legato anche da un rapporto d’amicizia. Questo rifiuto determina una serie di interrogativi e cambiamenti, anche nelle vite delle donne a cui sono legati.
CREDITI
Titolo: Il gioco delle coppie / Titolo originale: Doubles vies / Regia: Olivier Assayas / Sceneggiatura: Olivier Assayas / Montaggio: Simon Jcquet / Fotografia: Yorick Le Saux / Interpreti: Guillaume Canet, Juliette Binoche, Vincent Macaigne, Nora Hamzawi, Christa Théret, Pascal Greggory / Produzione: CG Cinéma, Vortex Sutra, Arte France Cinéma / Distribuzione: I Wonder Pictures / Paese: Francia / Durata: 107 minuti
SUL WEB
Filmografia di Olivier Assayas
Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – Il sito
I Wonder Pictures