Dopo diciassette edizioni, la Berlinale di quest’anno (dal 7 al 17 febbraio 2019) sarà l’ultima diretta da Dieter Kosslick prima che il testimone passi al tandem Carlo Chatrian e Mariette Rissenbeek. Il concorso presenta, come sempre, un mix di nomi noti, meno noti ed esordienti. Tra i noti, ad aprire le danze sarà l’americana Lone Scherfig con il dramma sentimentale The Kindness of Strangers, ambientato nella New York della crisi, seguito da François Ozon che con Grâce à Dieu dirige una denuncia contro le violenze su minori da parte di membri della chiesa. In lizza anche Fatih Akin che in Der Goldene Handschuh espora il lato oscuro del miracolo economico nella Germania dell’Ovest durante la guerra fredda attraverso la vicenda dell’assassino Fritz Honka, e Zhang Yimou che in Yi miao zhong narra una storia di propaganda e libertà ambientata durante la rivoluzione culturale cinese. A loro si aggiungono l’immancabile Isabel Coixet con il romance al femminile Elisa y Marcela, il biopic Mr. Jones di Agnieszka Holland dedicato al fotoreporter gallese Gareth Jones, il noir tra le nevi girato in 16mm di Denis Côté Répertoire des villes disparues e infine La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi tratto dal testo omonimo di Roberto Saviano.
Quest’ultimo si inserisce in uno due dei filoni tematici principali che si riscontrano nell’insieme della programmazione di quest’anno, riguardanti rispettivamente l’infanzia – per lo più violata e tradita – e le donne davanti e dietro la macchina da presa, cavallo di battaglia da qualche anno dell’uscente direttore. Non a caso, la giuria del concorso sarà presieduta da una diva come Juliette Binoche (e composta dall’attrice Sandra Hüller, da Trudie Styler, dal critico Justin Chang, dal regista Sebastián Lelio e dal curatore Rajendra Roy) e tra i film fuori concorso più attesi c’è Varda par Agnès, nuova fatica autobiografica di Agnès Varda a poco più di un anno di distanza dall’ultimo Visages Villages, visto a Cannes, e a poco più di dieci anni dall’altro autoritratto, Les plages d’Agnès. Alla regista sarà anche attribuito uno dei premi alla carriera del 2019 (gli altri andranno alla programmatrice Sandra Schulberg, a Wieland Speck che ha curato la sezione Panorama per molti anni e al regista della DEFA Herrmann Zschoche). Altro Orso d’oro con proiezioni omaggio andrà a Charlotte Rampling. Sempre fuori concorso si vedranno L’adieu à la nuit di André Téchiné in cui recitano due attori affezionati all’autore francese: Catherine Deneuve e Kacey Mottet-Kline; i biopic su Aretha Franklin (Amazing Grace di Alan Elliott), su Brecht (firmato da Heinrich Breloer), sullo scrittore e rivoluzionario brasiliano Carlos Marighella (Marighella di Wagner Moura) nonché Vice di Adam McKay al momento ancora nelle sale italiane.
Forum, sezione attenta al cinema di ricerca, conta numerosi film legati alla parola scritta o al documento tra cui il monumentale Heimat ist ein Raum aus Zeit di Thomas Heise che attraverso l’archivio personale del regista ricostruisce la storia della sua famiglia; A Portuguesa di Rita Azevedo Gomes tratto da un romanzo di Robert Musil e Die Kinder der Toten dal romanzo omonimo di Elfriede Jelinek girato in super8 da Kelly Copper e Pavol Liska. Forum ha anche una sezione “expanded” che indaga le zone di confine tra cinema, videoarte, videoattivismo, dove quest’anno si vedranno diversi esempi dell’intreccio tra cinema e femminismo come il corto di Deborah Stratman Vever (for Barbara) dedicato a Barbara Hammer e i due documentari del collettivo indiano Yugantar Ali Tobacco Embers del 1982 sugli scioperi delle lavoratrici di una fabbrica di tabacco e Is This Just a Story? del 1983 sulla violenza domestica. Si segnalano, inoltre, due film fondamentali nell’ambito del femminismo francese, realizzati dal gruppo Les Insoumuses (di cui erano parte Carole Roussopoulos, Delphine Seyrig con Ioana Wieder e Nadja Ringart): S.C.U.M. Manifesto 1967 tratto dal testo di Valerie Solanas e il pastiche dagli echi situazionisti Maso et Miso vont en bateau, entrambi del 1976. Roussopolos e Seyrig sono anche protagoniste di un documentario nuovo di zecca: Delphine et Carole, insoumuses di Callisto Mc Nulty.
Donne e femministe (le due cose non vanno necessariamente insieme) anche nella retrospettiva, intitolata Self-determined. Perspectives of women filmmakers che sarà dedicata alle registe nella Germania tra il 1968 e il 1999 con lunghi e corti, documentari e film a soggetto di autrici come Ulrike Ottinger, Elfi Mikesh o Helma Sanders-Brahms. Folta la rappresentanza italiana nella sezione Panorama con Selfie di Agostino Ferrente, Il corpo della sposa di Michela Occhippinti, Dafne di Federico Bondi e Normal di Adele Tulli.
Nel 2019 si festeggiano inoltre i quarant’anni della sezione Panorama che per l’occasione presenta un programma speciale per ripercorrere la propria storia attraverso alcuni film topici organizzati per focus tematici, uno dei quali sarà incentrato sulla rappresentazione cinematografica dell’AIDS nell’ambito della quale, accanto a un classico come Les nuits fauves di Cyril Collard, si potrà vedere, tra le altre cose, anche il recente Self-Portrait in 23 Rounds: a Chapter in David Wojnarowicz’s Life 1989-1991 di Marion Scemama, un saggio visivo sul fotografo statunitense a cui è anche dedicata la mostra “David Wojnarowicz: Photography & Film 1978 – 1992” inaugurata proprio durante la Berlinale presso il KW Institute for Contemporary Art.
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