«Io sono stato, e resto, un uomo d’onore. Sono entrato in Cosa Nostra con uno spirito e dentro di me quello spirito non è cambiato. Sono loro che hanno tradito gli ideali di Cosa Nostra. Per questo […] io non mi considero un pentito».
Con queste parole dolorose (per chi le deve ascoltare) e controverse, si apre il Maxi-Processo di Palermo del 1986. A parlare è Tommaso Buscetta, il “boss dei due mondi”, Il traditore. Ma per gli uomini di mafia che cosa significa tradire? Cosa significa la parola onore?
Nei primi anni ’80 la mafia siciliana affronta una sanguinosa guerra intestina per il controllo del traffico di droga. Non può esserci pace, o accordo, in un sistema assetato di potere come quello di Cosa Nostra. Le uccisioni sono innumerevoli, decimano le famiglie, e Bellocchio le sottolinea con un contatore sullo schermo che angoscia tanto sembra inarrestabile. “Masino” Buscetta è in Brasile, a Rio De Janeiro, e osserva da lontano, impotente, quanto accade nella sua amata Palermo. Nel lungo elenco di morti ci sono anche suo fratello e due dei suoi figli e sa con certezza di essere il prossimo della lista. Dice di non avere paura di niente, nemmeno della morte, ma la sua villa è sorvegliata a vista da guardie private. Quando la polizia brasiliana, con un blitz, lo arresta e lo fa estradare in Italia è convinto di non poter sopravvivere, ma Giovanni Falcone gli offre un’alternativa: fare i nomi degli affiliati a Cosa Nostra e diventare un collaboratore di giustizia.
Non c’è nulla di eroico in Tommaso Buscetta, e il racconto meticoloso di Bellocchio, che in alcuni momenti ricorda la ricerca di verità tipica del cinema di Francesco Rosi, lo sottolinea a più riprese: le sue rivelazioni sono una scelta di sopravvivenza, di principio e di vendetta contro quei corleonesi, Riina in primis, che hanno scardinato la leggenda (e la menzogna) della vecchia e nobile mafia, quella a cui Masino si dichiara eternamente fedele e quella che Falcone combatte con tutte le sue forze.
Ciò che gli appartiene, invece, è un senso di fascinazione e, a tratti, di edonismo che lo contraddistinguono: la cura del proprio aspetto fin dei minimi dettagli, la calma e il linguaggio sono modi per distinguersi da loro, da quegli uomini che, ingabbiati nell’aula bunker, non rinunciano a mettersi in ridicolo con richieste assurde e menzogne talmente evidenti da risultare infantili, con il solo scopo di innervosire i giudici nel disperato tentativo di rallentare avvenimenti che non possono più essere fermati.
L’aula è proprio il luogo in cui il film realizza il suo senso più profondo: con uno spaccato di Storia che ha quasi l’aspetto della cronaca televisiva, Bellocchio offre allo spettatore una lettura sociologica di un fenomeno antico e radicato, difficile da comprendere nella sua totalità. Ci invita ad ascoltare e osservare i comportamenti degli imputati, di quei siciliani che non sono la Sicilia, ma che sono stati cresciuti ed educati per abbracciare certi “principi”. Ci chiede di osservare Buscetta nella sua spasmodica ricerca di dignità, Totuccio Contorno che non sa parlare altro che il palermitano stretto, Pippo Calò che cerca in tutti i modi di delegittimare le parole del suo amico Masino colpendo i suoi affetti. Ci chiede di capire una mentalità e lo fa prendendosi del tempo, un tempo che vorremmo brevissimo tanta è la vergogna suscitata dalle dichiarazioni fatte in aula. Ci chiede anche di comprendere il rispetto che si instaura tra Falcone e Buscetta, due facce di una stessa medaglia (la Sicilia) unite dalla fedeltà a un’idea antica: la giustizia da una parte e la mafia dall’altra. Ci invita a sfogliare un vocabolario diverso dal nostro, in cui tradimento e onore hanno significati diversi da quelli che conosciamo. E, infine, ci ricorda che non c’è punizione sufficiente per degli assassini che non mostrano il minimo rimorso per le loro azioni: nemmeno le parole e le lacrime di Rosaria Costa, che ricorrono come monito eterno nel carcere di massima sicurezza in cui si ritrovano i condannati, sembrano scalfire le loro coscienze.
Bellocchio riesce a dare forma al carisma di Buscetta senza, tuttavia, subirne il fascino: nelle parole di questo mafioso, che è anche un uomo vittima delle sue stesse debolezze, non c’è mai vero rimorso ma solo il desiderio di scalfire il proprio nemico. La sua battaglia non è contro la mafia, che non riconosce mai come male sociale, ma contro la morte per mano della mafia.
Vincerà la sua guerra personale, come le cronache ci hanno raccontato, ma il regista, con un ultimo e ben riuscito colpo di coda, ci ricorda chi è stato e chi non ha mai smesso di essere: un uomo che riconosce se stesso solo nel suo essere un assassino di Cosa Nostra, e che di questo non si è mai pentito.
© CultFrame 05/2019
TRAMA
Nei primi anni ’80 è in corso una guerra tra i boss della mafia siciliana per il controllo del traffico di droga: Tommaso Buscetta è in Brasile, dove vive da latitante, e da lì assiste impotente all’uccisione di due suoi figli e del fratello, rimasti a Palermo. È consapevole di essere il prossimo della lista. Arrestato ed estradato in Italia prende una decisione che cambierà le sorti del sistema mafioso: collaborare con il giudice Giovanni Falcone e tradire l’eterno voto fatto a Cosa Nostra.
CREDITI
Titolo: Il traditore / Regia: Marco Bellocchio / Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Ludovica Rampoldi, Valia Santella, Francesco Piccolo / Interpreti: Pierfrancesco Favino, Maria Fernanda Cândido, Fabrizio Ferracane, Luigi Lo Cascio, Fausto Russo Alesi, Nicola Calì, Giovanni Calcagno, Bruno Cariello, Alberto Storti, Vincenzo Pirrotta, Goffredo Bruno, Gabriele Cicirello, Paride Cicirello, Elia Schilton, Alessio Praticò, Pier Giorgio Bellocchio, Rosario Palazzolo, Antonio Orlando, Ada Nisticò, Federica Butera, Ludovico Caldarera, Nunzia Lo Presti, Giovanni Crozza, Matteo Contino, Alberto Gottuso, Tatu La Vecchia, Sergio Pierattini, Raffaella Lebboroni, Giuseppe Di Marca / Fotografia: Vladan Radovic / Montaggio: Francesca Calvelli / Musica: Nicola Piovani / Scenografia: Andrea Castorina / Produzione: IBC movie, Kavac Film, Rai Cinema/ Paese: Italia, Francia, Germania, Brasile 2019 / Distribuzione: 01 Distribution / Durata: 148 minuti