I Fratelli Sisters ⋅ Un film di Jacques Audiard

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Poteva il regista di film come Sulle mie labbra (2001), Tutti i battiti del mio cuore (2005) e Il profeta (2009) opporsi al richiamo terribilmente irresistibile (specie per un cineasta europeo) del genere western? Evidentemente no. Jacques Audiard, infatti, non si è trattenuto e ha sfornato l’ennesimo lungometraggio sul far west post-ultra-crepuscolare: I Fratelli Sisters (The Sisters Brothers).

Quello del western è una specie di virus pernicioso: sembra sempre quasi del tutto sconfitto, debellato definitivamente, ma in verità si annida, silente e subdolo, in angoli reconditi delle menti (e dei cuori) dei registi per venir fuori più forte di prima quando le difese “immunitarie” si abbassano.

Detto ciò, l’opera di Jacques Audiard è pur sempre un prodotto assolutamente godibile e girato anche con discreta perizia di tipo tecnico. Non procediamo, dunque, a una feroce, ovvia, stigmatizzazione di questa operazione produttiva e ci limiteremo bonariamente a evidenziare i cliché che sono rintracciabili e che, ad esempio, differenziano I Fratelli Sisters dall’opera del tutto personale di Joel e Ethan Coen La ballata di Buster Scruggs.

Jacques Audiard

Il cineasta parigino è totalmente fuori dal suo territorio e così ecco affiorare i soliti elementi (privi di qualsiasi elaborazione autoriale/innovativa): la frontiera, la ricerca dell’oro, le sparatorie, i saloon, le prostitute dei saloon, i brutti sporchi e cattivi che diventano buoni. E poi: la natura selvaggia, le montagne impervie, i villaggi fangosi, i lunghi trasferimenti a cavallo. Audiard ci risparmia, però, i nativi americani malvagi e primitivi.

Jacques Audiard

Non ci sarebbe molto altro da dire su questo prodotto cinematografico, se non che la sua durata (non breve) di 120 minuti non risulta molesta e lo spettatore finisce per immedesimarsi nella vicenda un po’ delirante dei due fratelli protagonisti che ne passano di tutti i colori fino a una conclusione molto (troppo) consolatoria.

Unico vero accento di critica storico/politica (ammesso che sia possibile esprimersi così) è la rappresentazione piena di biasimo, molto netta e inequivocabile nei riguardi della ricerca della ricchezza portata avanti dai “fratelli-sorelle” (gioco di parole presente nel titolo) e dai loro due compagni di avventure, i quali per la (comprensibile) brama di accaparramento dell’oro finiranno per farsi molto, ma molto, male. Che sia un riferimento al capitalismo statunitense di oggi?

© CultFrame 09/2018 – 05/2019

Film presentato alla 75. Biennale Cinema di Venezia

TRAMA
Charlie ed Eli lavorano per il Commodoro, il quale di volta in volta da loro l’incarico di scovare degli individuarli e di ucciderli. I due non si fanno scrupolo di eliminare persone, fino a quando tenteranno la strada della ricerca dell’oro. Al Commodoro questa loro scelta non andrà molto bene.

CREDITI
Titolo: I Fratelli Sisters / Titolo originale: The Sisters Brothers / Regia: Jacques Audiard / Sceneggiatura: Jacques Audiard, Thomas Bidegain (dal romanzo “The Sisters Brothers” di Patrick deWitt) / Montaggio: Juliette Welfling / Fotografia: Benoît Debie / Scenografia: Michel Barthélémy / Musica: Alexandre Desplat / Interpreti: Joaquin Phoenix, John C. Reilly, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed / Produzione: Why Not Productions, Page 114, Annapurna Pictures,  France 2 Cinéma, France 3 Cinéma, UGC / Distribuzione: Universal Pictures / Paese: Francia, Belgio, Romania, Spagna / Durata: 120 minutiSUL WEB
Filmografia di Jacques Audiard
Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – Il sito
Universal Pictures

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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