Vitalina Varela ⋅ Un film di Pedro Costa ⋅ Pardo d’oro ⋅ 72° Locarno Film Festival

SCRITTO DA
Claudio Panella
Frame tratto da Vitalina Varela di Pedro Costa, Pardo d'Oro alla 72a edizione del Locarno Film Festival

La donna che dà il nome al film Vitalina Varela del maestro portoghese Pedro Costa, Pardo d’oro al 72° festival di Locarno, esiste nella realtà. È lei che ha dato forma insieme al regista a un’opera in cui interpreta se stessa e che le è anche valsa il premio come migliore attrice nel Concorso internazionale di Locarno 2019. È autenticamente suo il dramma di una donna capoverdiana che ha trascorso quarant’anni in attesa che il marito emigrato a Lisbona le inviasse il biglietto per raggiungerlo e che riesce finalmente ad approdare in Europa solo quando l’uomo è stato sepolto da tre giorni. Vitalina Varela ha vissuto una vita da vedova bianca per poi diventare una vedova a tutti gli effetti e il film comincia con questo passaggio, che è un passaggio al lutto, un passaggio al nero.

Il rapporto inscindibile del personaggio con il vissuto della persona non inganni: Pedro Costa è un artista che fa puro cinema, anzi un cinema puro in cui l’arte espande la realtà e la trasfigura non per sublimarla ma per svelarla meglio. Il regista immerge Vitalina Varela nella notte senza fine della miseria, tra le baracche di una terra di nessuno simile al quartiere di Fontainhas in cui ha fatto cinema per tanti anni, traghettando quel luogo in una dimensione visionaria e visibile proprio mentre era in atto il processo che ha poi portato alla demolizione della zona. Un processo che attraverso lo smantellamento delle baracche estendeva sul territorio la cancellazione delle esistenze degli abitanti e la rimozione di una storia coloniale incisa come un marchio a fuoco sui loro corpi.

Vitalina Varela è il corpo reale di quel rimosso, come lo era il signor Ventura protagonista di Cavallo Denaro (2014) che ricompare qui nella parte di un prete di baraccopoli che con il poco che raggranella paga le bollette e i conti del discount dei più miserabili. Ventura è una sorta di Virgilio smarrito nell’inferno, incapace di fare da guida al viaggio di Vitalina al centro della notte. Come nel film precedente, anche qui regna un buio denso di richiami simbolici, ma la notte sembra essersi fatta ancora più profonda, il nero più assoluto, quasi lucido nella splendida fotografia di Leonardo Simões che tratta luce e ombra come fossero colori ad olio, segni materici su una tela nero pece, composizioni astratte di arte povera.

Vitalina Varela racconta il viaggio di una viva nel paese dei morti e quel paese è l’Europa, ormai divenuta un teatro tragico di anime erranti. In Vitalina riecheggia il mito di Orfeo ma lei non è scesa al centro delle tenebre per riprendersi l’uomo perduto. È passato troppo tempo e troppo è stato il dolore patito perché lei possa ancora amare quel marito con cui non ha quasi mai vissuto e verso cui prova una rabbia appena tinta di pietà. Il suo viaggio è più che altro un ritorno a sé, una ricerca dolente del tempo perduto, una tensione verso quella dimensione di speranza e di possibilità che la povertà e l’emigrazione le hanno sottratto. Un’immersione nelle tenebre per recuperare dal fondale recondito della memoria ciò che le tenebre hanno ingoiato: il sogno di un futuro, il vento tra le montagne, un’Africa aspra e saccheggiata.

© CultFrame 08/2019

TRAMA
Vitalina Varela ha atteso quarant’anni perché il marito emigrato da Capo Verde a Lisbona le inviasse il biglietto d’aereo per raggiungerlo ma arriva infine in Portogallo quando lui ormai è morto. Inizia per lei un’erranza nei luoghi in cui l’uomo ha condotto la sua vita difficile da immigrato.

CREDITI
Titolo originale: Vitalina Varela / Regia: Pedro Costa / Sceneggiatura: Pedro Costa, Vitalina Varela / Fotografia: Leonardo Simões / Montaggio: João Dias, Vitor Carvalho / Interpreti: Vitalina Varela, Ventura, Manuel Tavares Almeida, Francisco Brito, Imídio Monteiro, Marina Alves Domingues / Produzione: OPTEC Sociedade Óptica Técnica / Portogallo, 2019 / Durata: 124 minuti

SUL WEB
Locarno Film Festival – Il sito

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Claudio Panella

Claudio Panella, Dottore di ricerca in Letterature e Culture Comparate, si interessa in modo particolare alle interazioni tra la letteratura e le arti, alle trasfigurazioni letterarie del paesaggio e della città, alle rappresentazioni del lavoro industriale e post-industriale nella letteratura italiana ed europea. Attualmente è redattore di Punto di Svista - Arti Visive in Italia e CultFrame - Arti Visive.

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