Ad Astra ⋅ Un film di James Gray

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Cos’altro può dire il genere fantascienza che non sia stato già detto? Secondo il regista James Gray, l’ultimo fattore contenutistico ancora non sviluppato nell’ambito della Settima Arte riguarda un argomento preciso: la raggiunta consapevolezza da parte del genere umano che non esistono civiltà aliene e che siamo totalmente soli nello spazio infinito. Gli crediamo sulla parola e cerchiamo di comprendere quale operazione sia stata compiuta da Gray con il suo ultimo lungometraggio Ad Astra (Ad Astra – missione classificata).

Le oltre due ore della visione del film chiariscono allo spettatore con una certa precisione quale tipo di operazione sia stata compiuta. Ad Astra è un grande prodotto commerciale che ammicca, sempre in modo elegante a dire il vero, a molto cinema già ampiamente studiato e sperimentato.

Lungi da noi commettere l’errore di mettere in campo paragoni inappropriati ed eccessivi, ma dietro questo tentativo di Gray (e del co-produttore, nonché interpreta principale Brad Pitt) ci sono senza dubbio due colossi della storia del cinema come 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e Solaris di Andrey Tarkovsky. Ovviamente stiamo parlando di film inarrivabili e di due geni dell’arte cinematografica, ma il viaggio verso Nettuno del protagonista e l’astronave (sempre vicino Nettuno) fuori controllo da anni che orbita intorno all’ultimo pianeta del Sistema Solare ricordano troppo chiaramente i due lavori precedentemente citati.

Cosa c’è di più in Ad Astra? Presto detto: una chiara intenzione di “buttarla” in psicoanalisi. L’astronauta che viaggia fino a Nettuno per scoprire cosa sia successo all’astronave che non dà più segnali da molti anni, è figlio del comandante della missione fuori controllo. Lo incontrerà? Non lo incontrerà? Gli parlerà? Non gli parlerà? Lo salverà? Non lo salverà? Scoprirà qualcosa di eclatante oppure no? Ovviamente, non vi riveliamo questo aspetto ma certo possiamo dirvi come il cuore della sceneggiatura appaia imperniato su un conflitto psicologico vecchio come il mondo.

Ad Astra è un film in cui tutto sembra essere al suo posto, compresa una strizzatina d’occhio a Terrence Malick, identificabile nell’incessante voce interiore del protagonista (Brad Pitt) che pensa, riflette, rielabora, analizza, addirittura, in alcuni frangenti, filosofeggia.

Quasi tutte le scene sono realizzate all’interno di un concetto che potremmo definire di “ordinaria amministrazione” cinematografica, mentre alcuni passaggi sembrano, francamente, approssimativi come quando il coraggioso astronauta stacca un pezzo di lamiera esterna da una navicella e facendosi scudo attraversa, sprezzante del pericolo, una violentissima tempesta di piccoli corpi rocciosi che gli piovono addosso a una velocità spaventosa.

La regia, l’impostazione visuale, gli aspetti formali sono elementi del tutto anonimi in questo lungometraggio, molto professionali ma anonimi. Così, se dovessimo fare un nome che in questi ultimi anni ha dato qualcosa in più al genere di fantascienza non faremmo mai quello di Gray ma forse, più di tutti, quello di Christopher Nolan.

© CultFrame 08/2019 – 09/2019
Film presentato alla 76. Biennale Cinema di Venezia

TRAMA
Roy McBryde è un validissimo militare che lavora alle attività spaziali degli USA. É equilibrato, preparatissimo e coraggioso. É anche figlio di un eroe, una leggenda delle missioni spaziali americane. Suo padre, però, è morto trenta anni prima durante una missione verso Nettuno, alla ricerca di civiltà aliene. Un giorno Roy viene convocato dal suo comando e istruito per effettuare una missione top secret pericolosissima. Roy partirà per una missione impossibile.


CREDITI

Titolo: Ad Astra / Regia: James Gray / Sceneggiatura: James Gray & Ethan Gross / Fotografia: Hoyte Van Hoytema / Scenografia: Kevin Thompson / Montaggio: John Axelrad, Lee Haugen / Musiche: Max Richter / Interpreti: Brad Pitt, Tommy Lee Jones, Ruth Negga, John Ortiz, Live Tyler, Donald Sutherland / Produzione: Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, James Gray / Distribuzione: 20th Century Fox Italia / Durata: 124 minuti

SUL WEB
Filmografia di James Gray
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito
20th Century Fox Italia

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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