Waiting for the Barbarians ⋅ Un film di Ciro Guerra ⋅ 76. Biennale Cinema di Venezia ⋅ Concorso

SCRITTO DA
Claudio Panella

“Mai visto niente del genere. Due dischetti di vetro cerchiati di metallo davanti agli occhi. È cieco? Capirei se fosse cieco, se volesse nascondere occhi che non vedono. Ma non è cieco. I dischetti sono scuri, dall’esterno sembrano opachi, però lui ci vede attraverso. Mi spiega che sono un’invenzione nuova […] Ti evitano di strizzare gli occhi in continuazione. E di avere mal di testa. Guardi –. Si sfiora gli angoli degli occhi. – Niente rughe –. E si rimette gli occhiali. È vero. Ha la pelle di un uomo più giovane”.

Al noto incipit del romanzo Aspettando i barbari (1980) di John M. Coetzee in molti assoceranno d’ora in avanti l’immagine del volto levigato di Johnny Depp con in dosso gli occhiali da sole del sanguinario colonnello Joll nell’omonimo film che Ciro Guerra ha tratto dal libro dello scrittore sudafricano. Questi si era ispirato per il titolo della sua opera a quello di una celebre composizione del poeta greco Kavafis, e per il contenuto a Il deserto dei tartari di Buzzati, rivisitato per denunciare in modo più frontale le colpe del colonialismo occidentale e includendo qualche riferimento che all’epoca non passò inosservato all’apartheid e a militanti per i diritti civili dei neri uccisi in Sudafrica. Il Premio Nobel 2003 ha ora collaborato personalmente all’adattamento cinematografico del giovane regista colombiano, rivelatosi con El abrazo de la serpiente (2015) e Oro verde (2018), una trasposizione realizzata grazie a una produzione italiana, la Iervolino Entertainment, e ai contributi di molti professionisti italiani, come il montatore Jacopo Quadri e i responsabili di costumi e scenografia.

Ciro Guerra

Inevitabilmente, complice anche il sussiego della messa in scena e la misura della colonna sonora, la riduzione, perché ovviamente di riduzione si tratta, di un testo che carezza il genere dell’apologo allegorico fa emergere con maggiore evidenza i caratteri dello stesso. Pur senza eccessi di retorica, appare per esempio meno ambiguo e tormentato il personaggio del magistrato protagonista, ben interpretato dal premio Oscar nonché Sir per i suoi meriti teatrali Mark Rylance, di cui vengono limitate le visioni oniriche, le allusioni alla vita sessuale e alle necessità corporali presenti in varie pagine nel romanzo: benché la sceneggiatura conservi l’uso peculiare dell’ironia che il magistrato adopera per rilevare le contraddizioni delle antinomie noi/loro, civili/barbari, il processo di costruzione del nemico di cui il potere ha bisogno per legittimarsi risulta così, fatalmente, un po’ didascalico.

Il personaggio centrale ed enigmatico della ragazza torturata il cui corpo ferito il magistrato esplora, per decifrare i soprusi subiti da lei e da tutto il popolo nomade, è qui una tappa dell’immolarsi quasi cristologico del protagonista stesso che dopo averla riportata tra le sue genti rompe la propria complicità con il potere di cui sarebbe un rappresentante, ritrova una dignità perdendola con le violenze e le angherie perpetrategli dagli sgherri del colonnello Joll, tra cui si segnala il sottoufficiale Mandel, impersonato da Robert Pattinson.

Nel finale, il magistrato riprende il controllo della sua città-fortezza oramai abitata quasi unicamente da bambini, abbandonata da tutti coloro che vi risiedevano in tempo di pace perché ora si attende l’arrivo di un nemico che potrebbe infine manifestarsi per davvero. Le leggi speciali, la soldataglia del colonnello e le sue empie azioni hanno sortito i loro effetti nefasti, la barbarie ha risvegliato i pacifici nomadi e abbruttito i sudditi dell’Impero. L’intenzione di Waiting for the Barbarians e di Ciro Guerra di parlare al nostro presente è palese.

© CultFrame 09/2019

TRAMA
La tranquillità di un avamposto di frontiera di un imprecisato Impero, amministrato da un magistrato con l’hobby dell’archeologia, è sconvolta dall’arrivo di un colonnello determinato ad arrestare e interrogare quanti più “barbari” possibile. Si prepara una nuova guerra contro i popoli nomadi a cui l’Impero ha già sottratto terre e risorse?

CREDITI
Titolo: Waiting for the Barbarians / Regia: Ciro Guerra / Sceneggiatura: J.M. Coetzee basato sul sul romanze / Montaggio: Jacopo Quadri / Fotografia: Chris Menges / Musica: Giampiero Ambrosi / Interpreti: Mark Rylance, Johnny Depp, Robert Pattinson, Gana Bayarsaikhan, Greta Scacchi / Paese: Italia, Usa, 2019 / Produzione Jervolino Entertainment / Durata: 112 minuti

SUL WEB
Filmografia di Ciro Guerra
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito

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Claudio Panella

Claudio Panella, Dottore di ricerca in Letterature e Culture Comparate, si interessa in modo particolare alle interazioni tra la letteratura e le arti, alle trasfigurazioni letterarie del paesaggio e della città, alle rappresentazioni del lavoro industriale e post-industriale nella letteratura italiana ed europea. Attualmente è redattore di Punto di Svista - Arti Visive in Italia e CultFrame - Arti Visive.

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