Nel corso della sua notevole carriera Ozon ha abbracciato diversi generi e stili, riuscendo a passare con disinvoltura dal grottesco dai tratti buňueliani (Sit Com – La famiglia è simpatica) al camp corrosivo (Potiche – La bella statuina), dal musical (Otto donne e un mistero) al thriller (Swimming Pool), dal fantastico (Ricky – Una storia d’amore e di libertà) al drammatico (Amanti criminali, Gocce d’acqua su pietre roventi, Sotto la sabbia, Frantz).
A quest’ultimo genere appartiene la nuova opera del prolifico regista francese, Grazie a Dio, che affronta il delicato tema della pedofilia all’interno della Chiesa: un uomo di quarant’anni con moglie e figli, Alexandre, scopre che il prete da cui è stato molestato molti anni prima, Bernard Preynat, lavora ancora a contatto con i bambini nella regione di Lione. Una notizia, questa, che lo spingerà a prendere provvedimenti, anche con l’aiuto della famiglia e di altre vittime che incontrerà nel suo percorso.
La Chiesa, però, si sa, è una realtà decisamente difficile da affrontare (e da colpire), soprattutto in simili casi: Ozon evidenzia in maniera metaforica ed efficace tale amara verità nella sequenza della sontuosa messa celebrata da padre Preynat nella prima parte del film; facendo risaltare l’atmosfera cupamente maestosa, quasi pesante della funzione, il regista sembra voler evocare la solennità inquietante, schiacciante della Chiesa, istituzione spesso pronta a inghiottire tra le pieghe della propria potentissima opulenza tutto ciò che potrebbe rischiare di scalfirla. Del resto, non sono poche le volte in cui il Vaticano ha tentato (in più occasioni con successo) di insabbiare casi di pedofilia.
Nel complesso, però, Ozon non riesce a lasciare il segno: nonostante il tema “caldo”, Grazie a Dio è un’opera assolutamente priva di vita e di tensione, un susseguirsi sterile (e, alla lunga, noioso) dei successi e degli insuccessi di Alexandre e delle altre vittime nel corso delle loro battaglie contro Preynat. Ci troviamo davanti a una pellicola senza slanci registici, fatta perlopiù di inquadrature anonime, che qualsiasi autore sprovvisto dello sguardo (solitamente) sorprendente di Ozon riuscirebbe a concepire. Non mancano, poi, le “situazioni cliché” tipiche di certi film dimenticabili: basti pensare ad esempio alle classiche cene di famiglia apparentemente spensierate durante le quali, all’improvviso, esplodono le liti più feroci, o alle scene in cui il protagonista Alexandre e la moglie discutono a bassa voce di alcuni problemi personali mentre sullo sfondo udiamo i loro bambini che, ignari di tutto, giocano beatamente (e rumorosamente).
Abbiamo insomma a che fare con una regia (a dir poco) “prudente”, al limite della sciatteria. Questa sorta di aridità creativa potrebbe forse dipendere in parte dal fatto che, per Grazie a Dio, Ozon si è ispirato a eventi realmente accaduti, nello specifico al caso di padre Preynat, il quale, tra gli anni Ottanta e Novanta, ha abusato più volte di alcuni bambini. Probabilmente, il regista di Sotto la sabbia si è attenuto ai fatti reali scartando qualsiasi scelta singolare sia dal punto di vista narrativo che filmico per non urtare in nessun modo la sensibilità delle vittime.
Se così fosse, onde evitare nuovamente di ottenere un risultato piatto, Ozon farebbe forse meglio a lasciar perdere casi di cronaca e a concentrarsi esclusivamente sulla propria fantasia. Unire con successo etica ed estetica è un lavoro non da poco, un lavoro che, a quanto pare, non giova alla creatività del regista francese.
© CultFrame 10/2019
TRAMA
Alexandre Guérin è un giovane padre di famiglia la cui vita sembra scorrere tranquillamente fino al giorno in cui, per caso, andando a messa, scopre che Bernard Preynat, il prete che ha abusato di lui molti anni prima, lavora ancora a contatto con i bambini nella zona di Lione. A quel punto, l’uomo, sconvolto dalla notizia, decide di agire nella speranza che la Chiesa possa destituire Preynat definitivamente dal suo incarico.
CREDITI
Titolo: Grazie a Dio / Titolo originale: Grȃce à Dieu / Regia: François Ozon / Sceneggiatura: François Ozon / Fotografia: Manuel Dacosse / Montaggio: Laure Gardette / Musiche: Evgueni Galperine, Sacha Galperine / Interpreti: Melvil Poupaud, Denis Ménochet, Swann Arlaud, Bernard Verley, Josiane Balasko, François Marthouret / Produzione: Mandarin Production / Distributore: Academy Two / Durata: 127 min. / Paese: Francia, Belgio / Anno: 2019