Memorie di un assassino ⋅ Un film di Bong Joon-ho

SCRITTO DA
Daniel Montigiani

Sono mesi ormai che, grazie a Parasite, Bong Joon-ho continua a collezionare un successo dietro l’altro: oltre ad aver ricevuto la Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes, la pellicola del regista sudcoreano ha vinto ben quattro Oscar, riuscendo così a stabilire un record senza precedenti – si tratta, difatti, della prima opera non in lingua inglese ad essersi aggiudicata l’ambita statuetta come miglior film.

Sulla scia di questa sorta di “Bong Joon-ho mania”, torna nelle sale italiane il secondo lungometraggio del talentuoso cineasta, Memorie di un assassino (2003), tratto dal romanzo Come and See Me di Kim Kwang-rim, a sua volta ispirato alla vera storia del primo serial killer coreano, attivo nella seconda metà degli anni Ottanta.

Siamo nel 1986, nella Corea del Sud, in pieno regime militare. Su una strada di Gyeongii, piccolo centro di campagna, viene trovato il cadavere di una giovane donna stuprata. Ad occuparsi del drammatico caso sono l’investigatore Park Du-man e il collega Cho Yong-gu, i quali si distinguono da subito per i loro metodi a dir poco radicali nei confronti dei sospettati, che vengono sottoposti a violenze di vario tipo. Un modus operandi, questo, che assumerà caratteri ancora più discutibili quando gli omicidi inizieranno a moltiplicarsi…

Bong Joon-ho

Nel corso delle sequenze dei soprusi ad opera dell’investigatore e del suo collega, Bong Joon-ho sembra invitarci a far caso a una serie di sottigliezze: si ha infatti l’impressione che il regista voglia sottolineare come, rispetto all’ingiustificata, ingombrante brutalità della polizia, le atrocità del misterioso assassino passino quasi in secondo piano; ed ecco allora che i deprecabili metodi di Park Du-man e di Cho Yong-gu divengono ben presto agli occhi dello spettatore un perfetto, pericoloso riflesso della dittatura che, in quegli anni, gravava sulla Corea del Sud. Alla luce di ciò, dunque, i corpi delle vittime dell’inafferrabile serial killer finiscono per configurarsi (anche) come metafore estreme della mancanza di libertà in un simile clima politico.

Ai metodi brutalmente schietti dell’investigatore e del suo collega fa eco una regia “diretta”, scarna, priva degli ammirevoli preziosismi di Parasite (sinuosi movimenti di macchina, un raffinato gusto per la composizione dell’inquadratura, maestosi ralenti). In questi sequenze forti, tuttavia, non vi è uno sguardo capace di imporsi veramente: a tratti, addirittura, sembra quasi di assistere a un prodotto televisivo – nel senso, purtroppo, meno lodevole del termine.

I momenti di piattezza stilistica non vengono riscattati nemmeno dalla carta del grottesco, attraverso la quale il regista si limita a dar vita a siparietti dai contorni macchiettistici. Siamo dunque ben lontani dal mirabile grottesco di Parasite, così potente da illuminare e rendere intensi anche gli eventi più (apparentemente) improbabili. In Memorie di un assassino non mancano certamente le scene notevoli (come quella, splendida, della galleria ferroviaria poco prima del finale), ma non bastano a far risaltare davvero il film in mezzo a centinaia di altri polizieschi.

Alla luce di ciò ci auguriamo dunque che Bong Joon-ho non senta in futuro nostalgia del suo vecchio stile acerbo, e che continui a creare ispirandosi alle imprevedibili, memorabili atmosfere di Parasite.

© CultFrame 02/2020

TRAMA
Corea del Sud, 1986. Su una strada di Gyeongii, piccolo centro di campagna, viene trovato il cadavere di una giovane donna violentata. Ad occuparsi del caso sono l’investigatore Park Du-man e il collega Cho Yong-gu, i quali si distinguono da subito per i loro metodi brutali nei confronti dei sospettati. Nonostante l’impegno e la tenacia dei due uomini, la ricerca dell’assassino si rivela ogni giorno più tortuosa. Nel frattempo, l’inafferrabile serial killer continua a mietere vittime esclusivamente femminili…


CREDITI

Titolo: Memorie di un assassino / Titolo originale: Memories of Murder / Regìa: Bong Joon-ho / Sceneggiatura: Bong Joon-ho, Sung-bo Shim, dal romanzo Come and See Me di Kim Kwang-rim / Fotografia: Hyung-ku Kim / Montaggio: Sun min-kim / Scenografia: Ryu Seong-hie, Yu Seong-hie / Musica: Iwashiro Taro / Interpreti principali: Song Kang-ho, Kim Sang-kyung, Kim Roe-ha, Song Jae-ho, Byeon Hee-bong / Produzione: Sidus Pictures, CJ Entertainment / Distribuzione: Academy Two / Paese: Corea del Sud, 2003 / Durata: 132 min.

SUL WEB:
Filmografia di Bong Joon-ho
Academy Two

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Daniel Montigiani

Laureato in Scienze dello Spettacolo e diplomato al Master di Critica Giornalistica presso l'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, è critico cinematografico e membro del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI). Ha collaborato con le riviste online Recensito e Paper Street. Fra le sue pubblicazioni: Non solo paura: ironia e black humour, saggio contenuto in Cuore di tenebra: il cinema di Dario Argento (Edizioni Ets) e il libro American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme (Viola Editrice) scritto con Eleonora Saracino.

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