Si apre la 77a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, una Mostra anomala che naturalmente rimarrà negli annali come l’edizione ai tempi del coronavirus. Una mostra anomala, dicevo, per molti significativi motivi. Ci saranno misure di sicurezza sanitaria straordinarie e stringenti, accessi limitati alle proiezioni, sistemi su piattaforme on line per prenotare le visioni dei film, un numero minore di opere presentate. Il red carpet sarà un “fatto privato” per star e fotografi: davanti al Palazzo del Cinema è stato infatti eretto un muro bianco per impedire, come giusto, che si creino i soliti pericolosi assembramenti di fan e ragazzini in cerca di un autografo. La decisione, comunque, di organizzare questa edizione così strana è stata un atto di coraggio e di positività, una ventata di energia per la rinascita della cultura, anche se forse un anno sabbatico avrebbe rappresentato un’occasione più unica che rara per ripensare la Mostra, modernizzarla ancor di più, riorganizzarla in modo fruttuoso.
Anche per me questa Mostra sarà anomala. Dopo circa trent’anni di partecipazione come critico e giornalista la seguirò da lontano, sia per scelta (vista la situazione) sia per necessità. Dovevamo dimezzare i corrispondenti di Cultframe Arti Visive e così abbiamo fatto. Dunque largo ai giovani, nel caso specifico i nostri Silvia Nugara e Claudio Panella.
La Biennale, però, ha messo a disposizione (di tutto il pubblico) la Sala Web con oltre venti film, per lo più presi dalla sezione Orizzonti, dalle Giornate degli Autori e da Biennale College. Eccomi, dunque, a scrivere il pezzo iniziale dello spazio riservato sulla nostra rivista alla 77a Mostra del Cinema dopo aver potuto vedere il film di pre-apertura fruibile puntualmente ieri sera (martedì 1 settembre) sulla piattaforma on line.
Sto parlando di Molecole, documentario di Andrea Segre. Non poteva essere scelta opera più azzeccata per pre-inaugurare un festival del cinema in periodo Covid. Il film è stato girato integralmente a Venezia in un periodo di tempo che va da qualche giorno prima il lockdown dei primi di marzo alla fase successiva alla chiusura totale della città, e di tutta l’Italia.
Ma Molecole non vuole essere solo una cronaca della trasformazione di Venezia durante l’isolamento sanitario, è anche una sorta di doloroso e intimo diario di Andrea Segre che edifica un dialogo, mai veramente avuto, con il padre, uno scienziato veneziano che aveva passato tutta la sua vita a studiare l’essenza della materia: le molecole, appunto.
Così, l’osservazione minuziosa dei cambiamenti della città, che passa dall’essere palcoscenico di un caos turistico inenarrabile ad autentico deserto, è abilmente miscelata a riflessioni personali e ad annotazioni dello stesso Segre che, utilizzando anche materiale visivo privato, costruisce una relazione con la figura paterna che si rivela in tutta la sua complessità umana e intellettuale.
Le inquadrature di una Venezia desolata e silenziosa, i canali totalmente vuoti, le calli senza anima viva, i paesaggi improvvisamente liberi da turisti e imbarcazioni, le piazze svuotate, fanno emergere l’assurda e surreale bellezza di Venezia, un’assurda e surreale bellezza che però allude a una mancanza, a un vuoto esistenziale che diviene man mano che il film procede sempre più pesante e insopportabile.
Molecole è un documentario intimo molto doloroso, ma pacato, che non intende solo descrivere visivamente una (ir)realtà imprevedibile e paradossale; è in verità il frutto dell’attivazione di un pensiero (da parte di Andrea Segre) sul mondo e sulla vita, un pensiero che vuole manifestarsi attraverso delle componenti addirittura filosofiche. Ed è proprio quest’ultimo aspetto che in buona parte compromette l’esito finale del film.
In special modo nella fase conclusiva ci si inoltra, infatti, in una sorta di circolo vizioso di iterazioni di carattere visuale e tali iterazioni sono ulteriormente appesantite dalla voce fuori campo dell’autore che in maniera fin troppo ripetitiva, e anche un po’ prevedibile, si sofferma su riflessioni esistenziali comprensibili ma inevitabilmente ridondanti.
Le immagini di una Venezia notturna, deserta, nebbiosa, spettrale, fantasmatica, inquietante avrebbero potuto tranquillamente parlare da sole, anche del rapporto irrisolto e comunque commovente tra Andrea Segre e il suo amato ed enigmatico genitore.
© CultFrame 09/2020
CREDITI
Titolo: Molecole / Regia: Andrea Segre / Fotografia: Andrea Segre, Matteo Calore / Montaggio: Chiara Russo / Musica: Theo Teardo / Interpreti: Ulderico Segre, Elena Almansi, Anna Pagliero, Giuliano Segre, Maurizio Calligaro / Produzione: ZaLab, Rai Cinema, Vulcano, Istituto Luce Cinecittà / Paese: Italia / Anno: 2020 / Durata: 71 min.
SUL WEB
Filmografia di Andrea Segre
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito
CULTFRAME TV- La 77a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
Dai nostri inviati Silvia Nugara e Claudio Panella
Venezia 77 ai tempi del Covid
Il film Lacci di Daniele Luchetti
Il film Mila (Apples) del regista greco Christos Nikou