Ogni tanto dobbiamo definire qualche concetto. In questo caso dobbiamo concentrarci su quello di “autore cinematografico”. Così, ricorreremmo a ciò che sostenevano i Cahiers du cinéma e i critici della Nouvelle Vague echeggiando il loro mentore André Bazin:
“ogni film doveva essere letto non come opera a sé, ma come parte ed espressione di un progetto artistico più ampio, quello del regista, cui finalmente veniva riconosciuta la patente di autore a tutti gli effetti.”
E tale concetto, oggi, purtroppo, è ricordato pochissimo.
Ma che cosa possiamo sostenere a proposito di un regista come Giulio Questi e del suo universo cinematografico composto da tre solo pellicole? Tre film che hanno toccato generi diversi come il giallo, con La morte ha fatto un uovo, il western (all’italiana?), con Se sei vivo spara, e l’horror, con il suo lavoro più raro, meno visto e più amato dallo stesso regista (me l’ha raccontato lui stesso in una delle sua ultime interviste al Torino Film Festival del 2014, prima della sua scomparsa avvenuta lo stesso anno), ossia: Arcana.
Ebbene, secondo il nostro avviso nel caso di Questi è impossibile separare le pellicole dal loro regista; così, grazie anche all’apporto di un montatore come Franco Arcalli, il suo cinema ha acquisito di diritto lo status d’autore. Autore, per quanto possa sembrare banale, “maledetto”. Sì, Questi è maledetto visto che il suo cinema è stato censurato, mai capito, mal analizzato e dimenticato. E se i due suoi primi lavori hanno avuto delle recenti edizioni in dvd e un’ampia rivalutazione, almeno dalla critica specializzata, il suo preferito Arcana ancora sta aspettando.
A nulla è servita la presenza di un’attrice come Lucia Bosé per portare al successo questa “storia meridionale”, che abbiamo chiamato horror per convenzione, in cui una madre vive col figlio a Milano in un quartiere popolare. Quest’ultimo finge di essere un medium, solo che gli istinti primordiali e sessuali del ragazzo, che forse possiede delle vere capacità medianiche, porteranno entrambi alla rovina.
Giulio Questi mescola elementi alla Buñuel ad altri presi in prestito dall’horror coevo, anticipando alcuni fattori in scene significative: la Bosé che fa uscire delle rane dalla bocca, oppure il panico che si sparge su per le scale del condominio che si vedrà più tardi in The Sentinel di Michael Winner, con i suoi dannati.
Ma abbiamo detto che consideriamo Arcana un horror, per convenzione. In realtà, l’ultima pellicola del regista bergamasco, è un horror, volontariamente, scoppiato ed erotico, nonché, sempre volontariamente, irrisolto. Il suo regista, infatti, usa un’apparente incoerenza per non dare certezze al pubblico. Esattamente come sono senza certezze i clienti della signora Tarantino. Figura da tragedia greca, la signora Tarantino, ha un rapporto morboso e incestuoso con suo figlio, e quest’ultimo porterà la sua rabbia e i suoi peccaminosi istinti per le strade della città e nei sotterranei della metropolitana, fino a colpire l’ingenua Marisa di Tina Aumont. Ciò avviene proprio nella metropolitana, dove la vede per la prima volta, e poi quando lei incontra la madre per un consulto (in una sequenza di rara efficacia surrealista, grazie anche al montaggio di Arcalli che firma con il regista anche la sceneggiatura). In quest’ultima occasione sarà violentata e messa incinta.
Il fascino di Arcana sta proprio nel farci vedere una società decadente piena di freaks che si muovo impauriti a causa del loro aspetto e delle loro necessità nei vicoli della città e nei corridoi dei palazzoni milanesi. D’altronde, molte opere italiane degli anni ’70 hanno raccontato storie simili, come ad esempio, l’altrettanto affascinante Hanno cambiato faccia di Corrado Farina.
Arcana è stato visto pochissimo sia nelle sale che in tv. Sono stati tagliati ben venticinque minuti che riguardavano soprattutto le scene del rapporto tra Lucia Bosè, splendida immigrata del sud (non più Katina Paxinou del viscontiano Rocco e suoi fratelli) anziana, anche se altrettanto tragica, e Maurizio Degli Esposti, nella parte del figlio. Un figlio “demoniaco” alla stessa maniera della “santa” Laura Betti del Teorema di Pasolini.
Ovviamente, mai edito in dvd sia in Italia che all’estero.
© CultFrame 12/2020
TRAMA
La vedova Tarantino per mantenersi, accoglie delle persone nel suo appartamento dedicandosi a pratiche di spiritismo e preveggenza. Il figlio convinto che la madre sia davvero una fattucchiera, la costringe a insegnarli i segreti del mestiere, per poi metterli in pratica su una giovane ragazza prossima al matrimonio, da lui violentata.La situazione avrà delle conseguenze tragiche.
CREDITI
Titolo: Arcana / Regia: Giulio Questi / Sceneggiatura: Giulio Questi, Franco Arcalli / Fotografia: Dario Di Palma / Montaggio: Franco Arcalli / Musica: Berto Pisano / Interpreti: Lucia Bosè, Maurizio Degli Esposti, Tina Aumont, Dario Viganò, Gianfranco Pozzi / Produzione: Gaspare Palumbo / Anno produzione: 1972 / Paese: Italia / Durata: 102 Minuti
SUL WEB
Filmografia di Giulio Questi