Riflessioni intorno allo spazio attraverso le opere di Bruce Nauman

Bruce Nauman. Still dal video Wall-Floor Positions

In occasione della Biennale di Venezia del 2009 l’artista statunitense Bruce Nauman mette in opera un’installazione sonora dal titolo Days, oggi parte della collezione permanente del MoMA di New York. Lo spazio espositivo a sua disposizione è inondato da voci che fuoriescono da quattordici altoparlanti piatti sospesi e disposti a coppie su due file a formare un corridoio risonante. Il fruitore è invitato a muoversi all’interno di esso, accompagnato dalle molteplici voci, ciascuna diversa dalle altre, che ripetono senza interruzione, in maniera casuale e più o meno cadenzata, il nome dei giorni della settimana senza seguirne l’ordine consueto. L’opera, che si riduce essenzialmente al confronto con la ridondanza delle sette parole, va oltre questa apparente banalità. La successione disordinata dei giorni, che esce dalla convenzione e rompe lo schematismo della cronologia intesa come necessaria costruzione umana, diventa un invito a riflettere sulle modalità con cui l’uomo, abitualmente, scandisce lo scorrere del tempo e il forte senso di straniamento che ne deriva riporta il pensiero all’estrema complessità del concetto di tempo stesso.

Non solo, oltre ad affrontare il concetto di tempo Days apre anche ad una riflessione sul concetto di spazio. Gli altoparlanti direzionali da cui fuoriescono i suoni permettono all’artista di delimitare l’ambiente per guidare il fruitore in un percorso ben determinato.

La relazione individuo-spazio è ricorrente nella produzione artistica di Nauman fin dai suoi esordi. Come dichiara in un’intervista, molti suoi video mostrano un soggetto in una situazione insolita, talvolta scomoda e ripetuta con insistenza, provocando nell’osservatore una riflessione sul piano esistenziale.

D’altra parte il rapporto tra l‘uomo e lo spazio in cui agisce è caratterizzato da un equilibrio estremamente delicato. L’uomo, per sua natura, non può vivere senza creare una delimitazione continua del mondo che lo circonda, ma al contempo ha la necessità pressante di oltrepassare i limiti da lui stesso realizzati. Così come non riesce a vivere senza costruirsi un ambiente vitale, a stento riesce a sopravvivere intrappolato nel suo spazio costruito, qualora diventi eccessivamente stringente e claustrofobico. E il momento storico che stiamo attraversando ha amplificato questo aspetto.

Nell’opera di Nauman è rilevante, da questo punto di vista, il video Wall floor position datato 1968, nel quale l’artista per circa un’ora si riprende mentre assume varie pose in relazione al pavimento e ad una parete del suo studio. In questa performance il suo corpo diventa materiale plastico che si plasma nello spazio ed assume forme pressoché scultoree con posizioni improbabili.

Attraverso i movimenti del corpo, eseguiti sempre in relazione ai due piani, Nauman esplora lo spazio della sua stanza intrappolato in quell’unica porzione ristretta che rientra nell’inquadratura della telecamera, ne indaga le dimensioni in rapporto al suo corpo imprigionato, che riesce tuttavia ad esprimersi attraverso una serie di pose che invitano ad una riflessione sulla condizione umana e sui suoi limiti mentali e fisici.

Bruce Nauman. Still dal video Bouncing in the Corner No 1

Nauman si muove in molte opere in questa direzione, forzando in modo tormentato, a volte quasi ossessivo il rapporto dell’uomo con lo spazio. Un altro esempio significativo è Bouncing in the Corner No.1, un video in cui l’artista si lascia cadere ritmicamente contro l’angolo di una stanza per quasi un’ora. La ripetitività dei gesti riproposta per lungo tempo, unita al montaggio del video che fa sì che il soggetto risulti in posizione orizzontale, destabilizza lo spettatore che viene portato all’esasperazione ed investito da un forte senso di frustrazione e angoscia.

Altrettanto interessante è il video Walking in an exaggerated manner around the perimeter of a square, datato 1967-68, in cui l’artista per oltre dieci minuti si riprende nel suo studio nell’atto di percorrere il perimetro di un quadrato delimitato da un nastro fissato sul pavimento. Con questa performance, in cui si muove avanti e indietro con un lento ancheggiare, Nauman porta lo spettatore nel suo spazio privato, lo studio d’artista, ed anche in questo caso fa del suo corpo materia prima in un periodo in cui il riprendere se stessi e le proprie attività quotidiane non era tanto diffuso come atto artistico, a differenza di quanto lo sia diventato in tempi più recenti, anche con il supporto degli sviluppi tecnologici.

Bruce Nauman. Still dal video Bouncing in the Corner No 1

La telecamera non segue il soggetto, ma è fissa sull’ambiente cosicché l’artista, nell’atto del camminare, scompare più volte dall’inquadratura allargando la riflessione anche su altri concetti fondamentali per chi si occupa di arti visive quali l’assenza, il visibile e il fuori campo, tanto importante sia per il cinema che per la fotografia. Uno specchio appoggiato sulla parete di fondo amplifica questo aspetto: la telecamera posta leggermente di sbieco rispetto all’oggetto fa sì che questo ci fissi insistentemente ma non ci rifletta. Cosa vede? L’artista pone l’attenzione sull’ambiguità dello spazio, mostrandoci una piccola porzione di un ambiente più ampio che ci è al tempo stesso negato. Ci porta nel suo studio dove costruisce, anche in questo caso, un percorso obbligato e vincolato in cui il fruitore non ha possibilità di azione, ma è invitato nuovamente a confrontarsi con i suoi limiti.

Bruce Nauman è figura molto significativa, quanto discussa, nel panorama artistico contemporaneo. Scultore, fotografo, videoartista, ma non solo, si è distinto nel disegno, nell’installazione site-specific, nella produzione di pezzi sonori, film, video, performance. Nel suo lungo percorso artistico non si è mai concentrato su un’unica forma espressiva, piuttosto ha da sempre lavorato rompendo le rigide distinzioni tra generi e privilegiando lo sconfinamento delle diverse discipline le une nelle altre, così da sperimentare le potenzialità offerte da territori poco o per niente esplorati. Gli strumenti che utilizza di volta in volta non servono per una produzione fine a se stessa, ma diventano il mezzo indispensabile per mettere costantemente in discussione gli schemi mentali e razionali che l’essere umano si costruisce. Una lezione importante, da tenere a memoria per portare avanti, attraverso la produzione artistica presente e futura, una riflessione destinata a non trovare una risoluzione.

© CultFrame 05/2021

Video di Bruce Nauman SUL WEB
Wall-Floor Positions
Walking in an exaggerated manner around the perimeter of a square
Bouncing in the Corner No 1

Simona Lunatici

Simona Lunatici. Storica dell’arte di formazione, si laurea in storia dell’architettura e si interessa allo studio del territorio, con particolare attenzione agli aspetti vernacolari. Negli ultimi anni si è maggiormente dedicata alla fotografia di paesaggio unendo la passione fotografica alla ricerca sia personale che professionale.

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