L’identità, la memoria, i percorsi e il senso della Storia. Chi siamo noi? Come si formano le nostre presunte convinzioni? Come attraversiamo le vicende umane grazie al nostro pensiero? E come percepiamo le mutazioni del mondo? Temi di straordinaria portata che alludono alla condizione umana in generale, ma anche alle relazioni spesso confuse e inquinate tra popoli che proprio la storia (tragica e folle) dell’umanità ha contrapposto.
Immaginatevi l’arrivo di un nuovo Messia nella Germania del terzo millennio; immaginatevi che questo Messia abbia dei tratti “ariani” e sia una figura androgina che vaga in una Berlino senza tempo camminando lentamente e piangendo. Immaginate ancora che questa figura straniante sia a cavalcioni di un asino e attraversi la Germania, le sue foreste, i suoi angoli più nascosti.
Ebbene, proprio questa entità simbolica è protagonista della recente video installazione Malka Germania posta nell’ambito della mostra intitolata Redemption Now, dell’artista israeliana Yael Bartana. L’esposizione è allestita presso il Museo Ebraico di Berlino fino al 10 ottobre 2021 e propone diversi lavori della videoartista in questione realizzati nel corso della sua carriera, nonché installazioni ambientali e immagini fotografiche. Yael Bartana è un’autrice che riflette da molto tempo sulla questione della memoria e della relazione tra il mondo ebraico e l’Europa, con particolare riferimento all’antisemitismo e alla Shoah.
Cosa è rimasto dell’orrendo sistema di pensiero nazista nel continente europeo, soprattutto in Germania e in Polonia? Come è possibile superare l’abisso provocato da sei milioni di morti e dal tentativo di cancellare la cultura ebraica dal cuore dell’Europa? E come si mescolano queste domande con aspetti della storia contemporanea legati all’idea del sionismo e allo Stato di Israele? Proprio nella video installazione (che ho sopracitato) Malka Germania, Bartana prova a riflettere in chiave simbolica proponendoci, come già scritto, un Messia androgino “ariano” a cavalcioni di un umile e tranquillo asino.
Il grande salone del Museo Ebraico di Berlino predisposto per questa opera accoglie il visitatore in modo impressionante, quasi sconvolgente. Tre giganteschi schermi posti uno accanto all’altro presentano altrettanti flussi narrativo-visuali che raccontano, grazie a una dimensione metaforica (ma non troppo), cosa sia la Germania oggi e quale strascico abbia lasciato l’antisemitismo nazista.
Ci si trova a che fare, naturalmente, con un’impostazione quasi onirica, immaginifica, che però, grazie all’attualizzazione del passato nel presente (cioè al processo della memoria), allunga le sue radici in una riflessione molto concreta dal punto di vista storico-filosofico.
Il Messia avvolto in una tunica bianca passa per le strade di Berlino mentre le insegne che identificano le vie vengono sostituite con scritte in lingua ebraica. Soldati israeliani in assetto di guerra perlustrano sospettosamente ogni angolo della città alla ricerca di un feroce nemico che non c’è più ma che pure è rimasto ben impresso nella mente dell’israeliano di oggi. Il popolo tedesco è dipinto come un insieme di soggetti dai corpi sfatti, paciosi e dall’atteggiamento assolutamente innocuo, addirittura accidioso, e allo stesso tempo si palesano i fantasmi del nazismo grazie a giovani iper atletici in canottiera bianca che corrono lungo le rive di un lago. Dalle finestre delle case di Berlino cadono suppellettili e oggetti di tutti i tipi che si frantumano in mille pezzi, mentre dagli occhi del Messia sgorgano lacrime dolorose.
La chiave simbolica costruita da Yael Bartana è dunque più che evidente, ma c’è qualcosa di più. La figura androgina dai capelli biondo-platino non è a mio avviso solo un richiamo a un soggetto messianico: è la Germania stessa che si guarda introspettivamente, oggi, alla luce della follia della Storia che l’ha vista oggettivamente protagonista. Protagonista di una vicenda praticamente unica nell’evoluzione umana e che risulta incancellabile in quanto a ferocia, violenza, insensatezza e superbia parossistica.
I tedeschi di oggi (forse gli ebrei di un tempo?) nella video installazione di Yael Bartana attendono silenziosi e tristi in una stazione di campagna, attendono un treno che non arriva mai. Poi nel silenzio si incamminano lungo un binario nella foresta. Li seguono un cammello e il Messia avvolto nel bianco nella sua veste.
La dimensione poetica di Malka Germania è densa di dolore profondo, di inquietudine per un corso storico che ha lasciato un marchio indelebile nel Novecento e che paradossalmente ha determinato uno stereotipo contemporaneo che ancora oggi è una ferita insanabile nel corpo della cultura moderna. I soldati israeliani cercano gli “ariani berlinesi”, ma non trovano altro che persone inoffensive, senza energia, dagli sguardi spenti e dalla fisicità decadente.
Il mondo è forse cambiato? È stata definitivamente cancellata l’onta dell’abominevole ideologica nazista? È oggi possibile recuperare la relazione intima, profonda, fortissima tra il mondo ebraico e la cultura europea?
Yael Bartana non sembra fornire risposte precise. Lascia spazio alla riflessione, al pensiero, forse al dubbio, ma rappresenta, speranzosa, una Germania contemporanea che sembra essersi finalmente allontanata dalle convinzioni vergognose, criminali e demenziali sulle quali essa stessa aveva edificato l’orrore dell’ideologia nazionalsocialista.
© CultFrame 07/2021
INFORMAZIONI
Mostra: Redemption Now – Malka Germania / Artista: Yael Bartana / Città: Berlino / Luogo: Museo Ebraico / Quando: 4 giugno 2021 – 10 ottobre 2021 / Indirizzo: Lindenstraße 9–14, 10969 Berlin / Catalogo: DCV – Jüdisches Museum Berlin
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