Nei giorni scorsi il programma del 72° Festival del cinema di Berlino è stato annunciato insieme a una ridefinizione dell’estensione (le prime avverranno solo dal 10 al 16 febbraio), dei numeri (con alcuni titoli in meno del previsto per ogni sezione) e delle modalità di svolgimento delle proiezioni dal vivo ancora condizionate dall’emergenza sanitaria. Ad ogni modo se il Market rimane relegato online, la Berlinale vera e propria avrà luogo in presenza e nella sua consueta collocazione invernale con la direzione esecutiva di Mariette Rissenbeek e quella artistica di Carlo Chatrian.
Il Concorso verrà aperto da Peter Von Kant del sempre prolifico François Ozon, con Isabelle Adjani, che ha riletto il classico fassbinderiano Le lacrime amare di Petra von Kant (1972), e annovera altre produzioni d’oltralpe quali Avec amour et acharnement di Claire Denis con Juliette Binoche e Vincent Lindon, La ligne di Ursula Meier con Valeria Bruni Tedeschi, Les passages de la nuit di Mikhaël Hers con Charlotte Gainsbourg ed Emmanuelle Béart. Franco-cambogiano è invece l’animazione in plastilina Everything Will Be Ok di Rithy Panh, non manca neanche quest’anno un nuovo Hong Sangsoo, dal titolo internazionale The novelist’s, mentre Rabiye Kurnaz gegen George W. Bush di Andreas Dresen e Rimini dell’austriaco Ulrich Seidl sono i più attesi di area germanofona. Il solo statunitense in competizione è Call Jane di Phyllis Nagy, passato in anteprima al Sundance, storia ambientata negli anni ’60 con protagonisti gruppi di difesa del diritto all’aborto, Elizabeth Banks, Sigourney Weaver e Kate Mara.
L’Italia è presente nel Concorso principale grazie a Leonora addio di Paolo Taviani, ispirato liberamente a una novella di Pirandello e al destino delle sue ceneri e firmato per la prima volta da Paolo senza il fratello Vittorio, scomparso nel 2018 e con il quale aveva vinto l’Orso d’Oro per Cesare deve morire (2012). Curioso il ricorrere di Pirandello anche in un’altra opera, Une Fleur à la bouche di Éric Baudelaire, dittico a cavallo tra finzione e documentario, inserito nella selezione più sperimentale del festival, Forum dove si vedrà anche il nuovo film del brasiliano Gustavo Vinagre. Una sezione, Forum, che in realtà si fa in tre poiché alle opere che tendono verso l’espansione dei confini tra cinema e videoarte si dedica Forum Expanded mentre Forum Special è un dossier storico con film tratti da passate edizioni o comunque scelti per dedicare un percorso ad autorialità e rappresentazioni di una Germania non bianca e deterritorializzata con opere di Hito Steyerl, Grada Kilomba, Raoul Peck, Med Hondo.
Nel fuori concorso di Special Gala si potrà vedere il ritorno di Dario Argento dietro la macchina da presa e della figlia Asia come sua interprete in Occhiali Neri, girato nel ‘quartiere cinese’ di Roma con Ilenia Pastorelli. Ben tre le opere italiane selezionate in Panorama: Calcinculo di Chiara Bellosi, il cui esordio nel cinema di finzione (Palazzo di giustizia) era già a Berlino lo scorso anno, sviluppa qui con Andrea Carpenzano e Gaia Di Pietro una sceneggiatura premiata al Solinas; Nel mio nome di Nicolò Bassetti, documentario su quattro ragazzi trans con la co-produzione della star transgender Elliot Page; e Una femmina di Francesco Costabile, ispirato a un’inchiesta del giornalista Lirio Abbate sulle donne e l’ndrangheta calabrese. In Panorama si segnala, inoltre, il ritorno dietro la macchina da presa di Alain Guiraudie che aprirà la sezione con il molto atteso Viens, je t’emmène, triangolo amoroso tragicomico tra reietti sullo sfondo di una Francia post-attentati, tra islamofobia, crisi economica e ideologia auto-imprenditoriale.
Torna anche la sezione Encounters dedicata a linguaggi e formati meno consueti, con opere a soggetto quali Coma di Bertrand Bonello, film “epistolare” indirizzato da un padre a una figlia diciottenne, e documentarie quali Mutzenbacher di Ruth Beckermann o À vendredi, Robinson di Mitra Farahani che ha filmato le conversazioni tra Ebrahim Golestan e Jean-Luc Godard, omaggiato anche con la proiezione di Notre Musique (2004) in Berlinale Classic e attraverso una mostra che dovrebbe rimanere aperta oltre la durata del festival.
L’Orso d’oro alla carriera va quest’anno a Isabelle Huppert. L’attrice francese sarà celebrata dalla proiezione di una scelta dei suoi ruoli più rappresentativi a cura della Deutsche Kinemathek: da La Dentellière (1977) dello svizzero Claude Goretta a Sauve qui peut (la vie) (1980) di Jean-LucGodard, da La Cérémonie (1995) di Claude Chabrol a L’Avenir (2016) di Mia Hansen-Løve e Elle (2016) di Paul Verhoeven. È invece dedicata ad alcune delle dive hollywoodiane più notevoli degli anni Trenta e Quaranta la retrospettiva No Angels. Mae West, Rosalind Russell & Carole Lombard con numerosi restauri digitali.
Molti ancora i nomi degni di attenzione sparsi fuori concorso: dal corto pandemico Terminal norte di Lucrecia Martel a This Much I Know to Be True, ritratto che Andrew Dominik ha dedicato a Nick Cave durante l’isolamento, fino a Incroyable mais vrai dell’assurdo Quentin Dupieux, che speriamo di ritrovare in forma dopo il geniale Mandibules (2020). La corsa al posto nelle sale a capienza limitata della Berlinale 2022 sta per iniziare.
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