Che gran bel film Dementia. Un’opera così oggi non si sarebbe potuta fare. E in ogni caso ebbe difficoltà anche all’epoca in cui fu realizzata (1955). La versione originale dura 61 minuti, cioè quella dal titolo, ma quella che uscì nelle sale con il titolo Daughter of horror aveva la lunghezza di soli 56 minuti nonostante l’aggiunta di un prologo con la voce narrante dell’attore Ed McMahon.
Dementia di John Parker, regista di cui si sono perse le tracce (e a oggi questo risulta il suo unico film), è un mix di noir e horror girato con uno stile espressionista, in bianco e nero, senza dialoghi ma solo con rumori e musica.
Una ragazza, si sveglia dopo un terribile incubo nella stanza di un hotel, si arma di un coltello a serramanico e si incammina per le strade della città. Avrà modo di incontrare orribili personaggi come ubriaconi, poliziotti e molestatori. La sua mente, dunque, precipita nella follia e tutto sembra sia un sogno.
Dementia è un delirio onirico e visionario, allo stesso però realistico. Un viaggio senza ritorno di una donna perseguitata dalle erinni, tra traumi dolorosi e ferite mai rimarginate, senza farci mai sapere, ne a noi spettatori e nemmeno alla sua protagonista, i motivi di tale disagio. Eppure, nel volto estremamente espressivo di Adrienne Barrett passa tutto il terrore della vita e delle sue conseguenze e le sottili derive psicosessuali che dannano la sua anima.
In un cupo scenario urbano, intorno alla donna si muovono figure misteriose che rimangono irrisolte, ma proprio per questo risultano affascinanti, come quelle che si incontrano nei sogni e che da li a poco popoleranno gli incubi di Catherine Deneuve in Repulsion di Polanski e che entreranno di diritto nel mondo di un David Lynch.
Le inquadrature, apparentemente statiche di Parker, richiamano quelle dell’ Orson Welles di Mr Arkadin (fatto di acido); i suoi tempi rimangono sospesi e la logica va a benedirsi. Ma esiste una logica nei sogni?
Oggi, si può parlare tranquillamente di cinema sperimentale o di cinema d’avanguardia, ma siamo sicuri che all’epoca né il regista così come i suoi produttori fossero consapevoli di tutto ciò. In sostanza, non erano coscienti di realizzare un film che era un incubo a occhi aperti dal sapore dadaista.
Il trombettista Shorty Rogers e il gruppo The Giants si sentono (e si vedono in una scena) nella colonna sonora dando alla pellicola un ritmo ipnotico con i loro ritmi da “West Coast”.
Il film, almeno in Italia, nonostante una fugace uscita nella serie economica Cineclub Horror oggi risulta introvabile. Assolutamente da recuperare.
© CultFrame 07/2022
TRAMA
Dopo aver avuto un incubo, una giovane ragazza si sveglia nella stanza di uno squallido hotel e prende un coltello a serramanico. Avviandosi a un infernale giro di notte per la città, sperimenta diversi incontri da incubo. Ossessionata dai ricordi e dalle visioni di un’infanzia tormentata, man mano che le ore passano la sua mente precipita nella follia.
CREDITI
Titolo originale: Dementia / Regia: John Parker e (Bruno VeSota) / Sceneggiatura: John Parker / Fotografia: William C. Thompson / Montaggio: Joseph Gluck / Musica: George Antheil / Interpreti: Adrienne Barrett, Bruno VeSota, Ben Roseman, Lucille Howland, Ed Hinkle / Produzione: John Parker, Bruno VeSota/ Anno produzione: 1955 / Paese: Usa / Durata: 61 minuti
SUL WEB
Filmografia di John Parker