The Amusement Park, il film che George A. Romero (il papà degli zombie moderni) girò su commissione nel 1975, caso unico nella sua carriera, rimane un esempio di quello che il regista sapeva fare: cinquantadue minuti di straordinaria inventiva imbevuta di grottesco senza tradire nemmeno per un attimo la sua poetica e le sue tematiche.
Il protagonista è l’attore e cantante Lincoln Maazel, che ritroveremmo anche nel film successivo di Romero, il ben più famoso Wampyr. E Lincoln, tra l’altro, era il padre del grande direttore d’orchestra Lorin Maazel.
The Amusement Park è stato realizzato per la Società Luterana, che lo ha prodotto con ovvi intenti educativi, ed è incentrato sui temi, ancora oggi delicati, dell’abbandono degli anziani e delle problematiche legate all’invecchiamento. Ma dopo averlo visto, i committenti decisero di destinarlo all’oblio: troppo violento, troppo astratto e psichedelico per un pubblico medio e per gli scopi educativi previsti.
Il film si apre con il suo attore Lincoln Maazel che incontra in una stanza il suo doppelgänger. L’incontro avviene in uno spazio bianco asettico. Il doppio, ferito e frastornato, avverte Maazel di non uscire. Ma lui non gli da retta. Fuori da questa metafisica stanza, come in un quadro di De Chirico, c’è un surreale parco di divertimenti, l’Amusement Park del titolo. Qui, lui e altri anziani, dopo aver scambiato i propri ‘tesori’ per pochi spiccioli e aver comprato i biglietti d’entrata per le attività del parco, si addentrano in una selva di giostre e punti di ristoro, che celano un lato oscuro.
L’opera di Romero gira intorno ai soprusi che gli anziani affrontano in questo “viaggio” al luna park, come metafora della vita. I soggetti in questione vengono incolpati di tutto: di un “incidente” sull’autoscontro, e sono perfino accusati di essere dei pedofili, se visti seduti vicino a dei bambini. Così, assistiamo a umilianti pasti classisti, pestaggi e a una ridicola assistenza medica.
L’incubo vissuto “dall’uomo vestito di bianco” ha un sapore onirico, con inquietanti figure mascherate che compaiono tra la folla e la “presenza” della morte che incombe sui visitatori del parco.
Romero situa il protagonista all’interno di una storia che si muove costantemente tra reale e surreale, come se ci trovassimo in un girone dantesco in cui i cicli orribili della vita continuano all’infinito.
Pochi altri film, anche contemporanei, si sono spinti tanto in là: solo Carnival of souls, del 1962, e Dementia, del 1955, hanno avuto il coraggio di “raccontare” un incubo a occhi aperti, un incubo disturbante, pessimistico allo spasimo e contro la società dei consumi. Come d’altronde è tutto il cinema dell’autore americano.
The Amusement Park è stato ritrovato e restaurato nel 2020 dalla Fondazione americana dedicata al regista di Pittsburgh. Potete trovare il film all’interno del cofanetto della Midnight Classics dedicato a Romero, grazie al quale questo lavoro inedito è stato distribuito per la prima volta in Italia.
© CultFrame 01/2023
Trama
Un uomo anziano si appresta a passare quella che dovrebbe essere una normale giornata di relax al parco dei divertimenti, ma si troverà dentro un vero e proprio incubo.
Crediti
Titolo originale: The Amusement Park/ Regia: George A. Romero/ Sceneggiatura: Walton Cook/ Fotografia: S. William Hinzman/ Montaggio: George A. Romero/ Interpreti: Lincoln Maazel, Michael Gornick/ Produzione: Karl Rabeneck/ Anno produzione: 1975/ Paese: Usa / Durata: 52 minuti