Al terz’anno di direzione artistica, Giona Nazzaro seguita a proporre un programma con un’attenta combinazione di nomi di richiamo nel concorso e nel fuori concorso accanto a una selezione di giovani talenti su cui da tempo la rassegna ticinese punta come suo tratto peculiare nel panorama dei grandi festival estivi, senza rinunciare a una retrospettiva piuttosto ampia anche in quest’edizione.
Tra i primi nomi da segnalare nella competizione principale, Lav Diaz con Essential Truths of the Lake e Radu Jude con Nu aștepta prea mult de la sfârșitul lumii (Do Not Expect Too Much of the End of the World), ma anche il terzo capitolo di El auge del humano di Eduardo Williams e il secondo della serie Nuit Obscure. Au Revoir Ici, N’Importe Où di Sylvain George (lo scorso anno l’opera più indimenticabile del fuori concorso) o l’atteso nuovo titolo di Quentin Dupieux , Yannick; accanto a queste figure già riconosciute ci sono l’italiano Simone Bozzelli esordiente al lungo con Patagonia, ma noto per i numerosi corti e video firmati negli ultimi anni, e Rossosperanza di Annarita Zambrano, che vive in Francia e qualche anno fa aveva portato a Cannes il suo primo lungo Dopo la guerra (2017).
Malgrado i ben quattro film d’esordio della sezione regina, anche il programma di Cineasti del presente, riservato alle opere prime e seconde, è ricco di ben quindici titoli. Nel Fuori concorso, si potranno vedere le prime di Lovano Supreme, nuovo documentario dedicato al jazz da Franco Maresco, e di Ricardo et la peinture di Barbet Schroeder che ritrae l’artista suo amico Ricardo Cavallo, con l’ultimo film, Bonjour la Langue, del compianto Paul Vecchiali che nel titolo omaggia Godard, 5 Hectares di Émilie Deleuze interpretato dal presidente della Giuria principale Lambert Wilson, o Connan di Bertrand Mandico (presente anche con un film breve nella sezione Corti d’autore), passato alla Quinzaine di Cannes e che mette in scena la storia di una guerriera con qualche eco di quella del famoso barbaro Conan. Mimì. Il Principe delle Tenebre di Brando De Sica è invece la storia di due giovani napoletani che si sentono emarginati e decidono di fuggire insieme dalla loro quotidianità.
Analogamente non competitiva, la storica sezione dei film proiettati all’aperto, Piazza Grande, porta da Cannes la Palma d’Oro Anatomie d’une chute di Justine Triet e The Old Oak di Ken Loach, oltre che la prima de La bella estate di Laura Lucchetti tratto da Cesare Pavese e Non sono quello che sono. The Tragedy of Othello di W. Shakespeare di Edoardo Leo. L’articolato sistema dei premi locarnesi porterà in Ticino per il Pardo alla Carriera Tsai Ming-liang di cui si rivedrà Days (2020), per il Leopard Club Award l’attore Stellan Skarsgård tra i protagonisti di What Remains di Ran Huang, per il Pardo d’Onore il regista indipendente americano Harmony Korine, con la riproposizione di Gummo e Spring Breakers, per il Vision Award il montatore italiano vincitore di due Oscar Pietro Scalia, per l’Excellence Award l’attore, rapper e regista di origini pachistane Riz Ahmed, Oscar per il miglior cortometraggio nel 2022, e per il Raimondo Rezzonico Award, riservato a una figura di rilievo nell’ambito della produzione, Marianne Slot che ha contribuito a realizzare molti film di Lars von Trier, Lucrecia Martel, Lisandro Alonso o il debutto al cinema di Emma Dante.
Come si accennava, non manca poi una retrospettiva – sorta di seguito di quella organizzata già nel lontano 1957 – dedicata al cinema messicano degli anni Quaranta-Sessanta e intitolata Espectáculo a diario. Las distintas temporadas del cine popular mexicano (Ogni giorno uno spettacolo. Le molte stagioni del cinema popolare messicano). Curata da Olaf Möller con la collaborazione di Roberto Turigliatto e delle principali istituzioni cinematografiche messicane, la rassegna è accompagnata da un volume omonimo edito da Les éditions de l’Œil a cura di Jorge Javier Negrete Camacho e Alonso Díaz de la Vega, e annovera pellicole di Roberto Gavaldón, Alejandro Galindo, Chano Urueta, Matilde Landeta, Juan Bustillo Oro, Tito Davison, Emilio Fernández, Gilberto Martinez Solares, René Cardona e El Río y la Muerte (1954) di Luis Buñuel.
Pane per la fame cinefila di un certo pubblico anche nella sezione Histoire(s) du cinéma che riproporrà – oltre alla preapertura musicata dal vivo di The Lodger (1927) di Hitchcock – classici quali Alphaville (1965) di Godard, Documentario (1966) e Abismu (1977) di Rogério Sganzerla o il più recente Zárójelentés (2020) di István Szabó. Inoltre, per festeggiare il 75° anniversario della Cinémathèque suisse, saranno presentati a Locarno tre film appena restaurati: La Paloma (1974) di Daniel Schmid con Ingrid Caven e la fotografia di Renato Berta, Si le soleil ne revenait pas (1987) di Claude Goretta e Waalo Fendo (1997) di Mohammed Soudani. Da non scordare poi la Semaine de la Critique, sezione indipendente che offre anche la possibilità di vedere sette film documentari di produzione recente.
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