Difficile sottrarsi agli innumerevoli elogi che piovono da tutte le parti sulla recente fatica registica di Christopher Nolan: Oppenheimer.
La questione non è quella di andare controcorrente per il semplice gusto di farlo, ma semplicemente di esercitare una funzione critica indipendentemente dal prestigio oggettivo del regista, dai temi trattati e dalla macchina promozionale messa in atto in quest’occasione (peraltro doverosa per un prodotto costato moltissimo e che comunque sta dando notevoli risultati al botteghino).
Il punto che più mi preme mettere in evidenza riguarda proprio il modo di fare cinema di Nolan. Il suo stile è riconoscibile immediatamente e risulta impressionante sotto il profilo percettivo, e dunque emotivo. Nolan è uno straordinario organizzatore del dispositivo cinematografico, un pirotecnico costruttore linguistico-espressivo, ossessionato da un’elaborazione narrativa del racconto mai basata su una consequenzialità lineare e da una potenza visiva sempre presente nell’apparato formale.
Ma è possibile portare il personaggio Robert Oppenheimer sullo stesso territorio espressivo di Batman? A mio modesto avviso no.
La standardizzazione formale su cui Nolan basa il suo cinema appare, infatti, fin troppo debordante, diviene l’unica ragione per fare film, il senso stesso dell’opera al di là della natura culturale di ciò che si racconta. Lo ripeto, mettere sullo stesso piano un personaggio fantastico (Batman) e un individuo che ha condizionato il corso della Storia, e in particolare modo quello della Seconda Guerra Mondiale, non mi sembra procedimento appropriato.
Robert Oppenheimer era uomo di estrema complessità, decisamente fuori e oltre la media. La sua personalità era tutta interiore e caratterizzata da problematiche di tipo psicologico che si riflettevano pesantemente nell’ambito delle relazioni con gli altri, anche con il femminile. La sua appartenenza al popolo ebraico era vissuta in modo problematico e doloroso, anche se mai in nessun modo rinnegata. Anzi, forse è possibile sostenere come il suo desiderio di partecipare al progetto per la costruzione della bomba atomica fosse guidato dal suo profondo e viscerale disprezzo per Hitler e la Germania Nazista e dalla consapevolezza degli immondi crimini che nel cuore dell’Europa venivano perpetrati nei riguardi del suo popolo. La sua militanza a sinistra era anticonvenzionale, mai partitica ma sincera, reale, e portata anche sul piano pratico, ad esempio con il suo tentativo di sindacalizzare il corpo docente delle università americane.
Ebbene, tutto ciò è appena accennato nel film di Nolan. Certo, gran parte dell’opera fa emergere la terribile persecuzione maccartista che fu messa in atto nei suoi riguardi, ma anche in questo caso prevale il piacere costruttivo rispetto al nucleo profondo delle questioni che riguardavano la figura del protagonista. In questo modo, non è possibile comprendere fino in fondo cosa abbia rappresentato per il mondo ( e per gli USA) la figura di Oppenheimer, e non si capiscono le motivazioni delle sue scelte e delle sue posizioni “politiche” e sociali. I principi etici che di fatto lo rovinarono erano frutto di una visione esistenziale molto precisa che il grande fisico americano si portava appresso fin dalla sua gioventù e che avevano le sue radici in una formazione familiare e scolastica di cui nel film non c’è traccia.
È chiaro: nell’arco di tre ore non è possibile “dire” tutto. Ma Nolan ha preferito far rimanere integra la sua visione del cinema, in modo puntiglioso, invece di impostare la struttura della sua opera sul cardine-personaggio.
È una questione di scelte non sindacabili, qualcuno potrebbe affermare. Forse, ma ciò non toglie che il dispositivo cinematografico si sia manifestato come più importante rispetto al contenuto. Se questa idea è per molti versi condivisibile, addirittura corretta, è anche doveroso affermare come ogni regola abbia le sue eccezioni. E il caso di Robert Oppenheimer avrebbe dovuto rappresentare un’eccezione.
L’opera di Nolan travolge per 180 minuti lo spettatore. Continui testa coda temporali, inquadrature dal forte impatto visivo, dialoghi infarciti di frecciatine e artificiali arguzie comunicative, inutili inserti per visualizzare fenomeni fisici, passaggio dal bianco e nero al colore. Infine, un uso parossistico della musica sempre teso a un pompaggio emotivo decisamente eccessivo. Tutto troppo, e tutto troppo ridondante.
Dopo tre ore, si ha l’impressione di esser entrati in un grandioso frullatore audiovisivo, certamente impressionante sotto il profilo percettivo, ma, di fatto, non in grado di comunicare la vera essenza del personaggio Oppenheimer.
Che fare dunque dopo aver visto il film? Per quel che mi riguarda, per ristabilire un certo equilibrio, l’unico modo è immergersi nello straordinario testo che ha ispirato Nolan: Oppenheimer – Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica, di Kai Bird e Martin J. Sherwin (Garzanti, 2023). La lettura di questo libro riporterà la figura di Oppenheimer dentro la sua oggettiva complessità e, soprattutto, sarà in grado di coniugare le vicende umane, addirittura private, del personaggio alla storia sociale e politica degli USA in modo limpido e coinvolgente.
© CultFrame 08/2023
TRAMA
Robert Oppenheimer è un grande fisico teorico americano, formatosi tra gli USA e l’Europa. La sua genialità lo porterà a essere nominato direttore del Progetto Manhattan che avrebbe dovuto portare alla costruzione della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale. Il progetto riuscì e fece diventare Oppenheimer una eroe nazionale ma poco tempo dopo la macchina maccartista lo strascinerà in un incubo umano dal quale non si riprenderà più.
CREDITI
Titolo: Oppenheimer / Regia: Christopher Nolan / Sceneggiatura: Christopher Nolan / Fotografia: Hoyte von Hoytema / Montaggio: Jennifer Lame / Scenografia: Ruth De Jong, Islam Gamal, Claire Kaufman, Olivia Peebles, Adam Willis / Musiche: Ludwig Göransson / Produzione: Syncopy Films, Atlas Entertainment / Distributore Italia: Universal Pictures / Interpreti: Cillian Murphy, Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey J. / Florence Pugh / Casey Affleck, Rami Malek / Paese: Regno Unito, Usa / anno: 2023