Gli autori del film Valzer con Bashir, il regista Ari Folman, l’illustratore David Polonski e l’animatore Yoni Goodman, hanno definito questo complesso e accattivante lungometraggio “animazione documentaristica”. Normalmente, gli elementi tecnici e il medium attraverso i quali un film viene creato non indicano necessariamente la sua essenza e non definiscono la sua collocazione nel mercato distributivo. Ma in questo caso in particolare, tale bizzarra e opinabile definizione rivela la struttura anomala di quest’opera. L’affiancamento del termine animazione all’aggettivo documentaristica è una sorta di ossimoro.
L’animazione stessa crea una sorta di illusione che si allontana dalla realtà mentre il genere documentario aspira a documentarla nella maniera più fedele possibile. Per entrare nel merito delle differenze, analizziamo il termine “animazione”. La derivazione etimologica di questa parola è “anima”, quindi si potrebbe affermare che l’animazione traduce un tipo di vita interiore, che sta nell’anima o nella fantasia, in immagini animate che raccontano una storia. La parola “documentazione”, invece, aderisce alla realtà. La racconta e non la inventa. Ora, come si può documentare la realtà attraverso l’animazione? Sarebbe, in un certo senso, come scrivere con la gomma da cancellare, poiché l’animazione rielabora la realtà attraverso il filtro della fantasia e dunque, piuttosto che documentare tale realtà, (non entriamo nella questione sull’obiettività del genere documentaristico o dell’arte in generale), crea su di essa un ulteriore strato che nasconde più che svelare.
La trama di Valzer con Bashir racconta la storia del regista, Ari Folman, il quale cerca di recuperare i suoi ricordi del servizio militare, all’epoca della prima Guerra del Libano del 1982. In particolar modo, evoca un evento che è stato cancellato dalla sua memoria: il massacro di Sabra e Shatila. Il personaggio centrale del film, lo stesso Ari Folman, rappresenta la sua immagine attraverso l’animazione e ciò vale anche per gli altri personaggi, tutti individui che esistono nella realtà. Ora, tornando alla questione relativa alla problematica definizione di “animazione documentaristica”, potremmo constatare che tale problematicità è ancor di più amplificata poiché la realtà che si intende proporre è di fatto la memoria; e non una memoria qualsiasi bensì una memoria allo stesso tempo personale (quella dello stesso Ari Folman) e collettiva (il modo in cui la Guerra del Libano e il massacro di Sabra e Shatila in particolare sono diventati parte della “coscienza israeliana”). In altre parole, è possibile sostenere come Valzer con Bashir tenti di elaborare una documentazione della memoria. Si potrebbe allora parlare di “memoria documentaristica”. Ma cosa si intende per “memoria documentaristica”? Si tratta di una ricostruzione simile a quella legata agli eventi dell’infanzia rivissuti durante una seduta di psicanalisi? E se fosse così, sarebbe possibile mettere a fuoco un episodio del passato che non si ricorda perfettamente?
I nostri ricordi, nonostante siano originati da eventi concreti avvenuti nella realtà, sono divenuti con il tempo parte integrante della nostra vita interiore. Ogni volta che cerchiamo di far emergere un ricordo, utilizziamo l’immaginazione per “rendere vivo” ciò che abbiamo già vissuto. L’immaginazione, siccome rappresenta di nuovo (ri-presenta) un evento accaduto, non potrà mai riedificarlo in maniera totalmente fedele, con tutte le sensazioni, i momenti, i pensieri che l’hanno accompagnato. Ari Folman, in Valzer con Bashir, cerca di riproporre un ricordo che non può essere documentato interamente poiché interiore. Ancor di più. Si tratta di una realtà interiore traumatica. L’uso dell’animazione, che come si è detto prima, sfoca e nasconde la realtà, diventa in questo caso un prisma nitido attraverso il quale la si può raffigurare. Si crea così davanti a noi una innovativa e ibrida forma testuale.
Il contenuto del film è molto complesso, visto che il massacro di Sabra e Shatila (avvenuto tra il 16 e il 18 settembre 1982), almeno dal punto di vista israeliano potrebbe essere considerato un massacro passivo-aggressivo (il massacro è stato effettuato dalle falange cristiane in Libano durante la Guerra Civile libanese, dopo l’assassinio del Presidente libanese Bashir Jumayel). L’esercito israeliano non fu attivo, ma proprio a causa della sua passività, non evitò il tragico eccidio. Ed ancora, nonostante il fatto che i soldati israeliani fossero posizionati intorno ai campi profughi di Sabra e Shatila e li stessero controllando dall’alto, pare non fosse interpretabile con certezza cosa stesse veramente succedendo all’interno dei campi. Si potrebbe dire, che almeno dal punto di vista dei soldati israeliani posizionati sui tetti limitrofi, non si poteva interpretare oggettivamente i fatti. L’esperienza dell’evento, così inaspettato e forse imprevedibile, appare alla coscienza dello spettatore distante, incomprensibile e anche inaccettabile, al punto tale che esso travalica i margini della realtà e diventa un sogno traumatico, rivissuto attraverso i canoni dell’immaginazione ovvero dell’animazione.
Allora, se ritorniamo all’irrealizzabile progetto della documentazione del ricordo, si può affermare che Valzer con Bashir, proprio per la scelta di presentare una documentazione che rema contro se stessa attraverso un mezzo di espressione che ricrea piuttosto che ricostruire, riesce infine a dimostrare come la realtà superi la fantasia.
Traduzione dall’ebraico: Orith Youdovich
©CultFrame 01/2009
TRAMA
Una sera, in un bar, un vecchio amico racconta al regista Ari Folman un incubo ricorrente nel quale 26 cani feroci lo inseguono. Lo stesso numero di animali, ogni notte. I due giungono alla conclusione che c’è un legame tra l’incubo e la loro missione nelle file dell’esercito israeliano durante la prima guerra del Libano, all’inizio degli anni ‘80. Ari si sorprende a scoprire di non ricordare niente di quel periodo della sua vita. Incuriosito da questo fatto inspiegabile, decide di incontrare e intervistare vecchi amici e compagni d’armi in giro per il mondo. Ha bisogno di scoprire la verità su quel periodo e su se stesso.
Mano a mano che Ari va avanti con le ricerche, nella sua memoria cominciano ad emergere immagini surreali…
CREDITI
Film: Valzer con Bashir / Titolo originale: Vals im Bashir / Regia: Ari Folman / Sceneggiatura: Ari Folman / Direzione artistica: David Polonski / Animazione: Yoni Goodman / Montaggio: Nili Feller / Musica originale: Max Richter / Produzione: Yael Nahlieli, Serge Lalou, Gerhard Meixner, Roman Paul / Distribuzione: Lucky Red / Paese: Israele, Francia, Germania, 2008 / Durata: 87 minuti
LINK
Sito ufficiale del film Valzer con Bashir