Creare ordine dal caos. Così Richard Billingham esordiva parlando degli scatti che gli diedero celebrità, raccolti nel libro ‘Ray’s a Laugh’. Le immagini, che ritraevano la sua famiglia disfunzionale (il padre alcolista, la madre obesa, con i tatuaggi e le vesti a fiori, gli innumerevoli cani e gatti, e la casa del comune, fatta di macchie, ninnoli e colori sfaldati) dovevano inizialmente servire come spunti per dei dipinti, invece portavano già in sé una particolare qualità pittorica, che è ciò che caratterizza le opere a seguire.
La famiglia resta il soggetto privilegiato di Billingham. Anche se il nuovo appartamento ha le pareti linde e i colori pastello avvolgono lo sguardo puro di un bambino piccolo, l’attenzione del fotografo si sofferma con eguale onestà a catturare momenti quotidiani, per nulla orchestrati. Passato e presente si incontrano, nonno e nipote si guardano, nella ruvida grana di un bianco e nero. Una testa minuscola, delicata come una porcellana, fa capolino dalla giacca del padre, abbandonata sulle dune. In ogni scatto, così intimo, casuale, e allo stesso tempo pregno di magnificenza, come un ritratto di altri tempi, l’artista pone lo spettatore di fronte a degli interrogativi, sui tempi e sui luoghi dell’evento, su quello che accadrà dopo.
Un altro soggetto molto amato è il paesaggio.
Anche qui, Billingham dedica agli alberi, ai corsi d’acqua, alle colline e agli animali la stessa attenzione compositiva di un pittore. Gli scatti variano dalla miniatura al grande formato, dal bianco e nero al colore. Molto spesso non hanno un titolo. I colori hanno valenze delicate e oniriche, il bianco e nero racchiude una nota nostalgica, da dagherrotipo fin de siècle. Ognuno, ignorando se si tratti delle South Downs o del Norfolk, può creare una propria narrativa, perdendosi nei particolari infinitesimali, nei profili degli alberi al tramonto, nella ripidezza fuori fuoco di una scarpata,
Alla Anthony Reynolds Gallery sono in mostra in questi giorni molte foto inedite, sulla famiglia e il paesaggio, certo, ma anche quelle degli animali, imprigionati negli zoo di mezzo mondo. Le storie sono spesso fatte di sguardi: persi (come quelli dell’orso polare circondato dal cemento), incrociati (dagli occhi umidi del cane alla finestra, al bambino in cucina che ci osserva), negati (l’infante che si volta con ansia verso il videoregistratore, e le direttrici del momento suggerite da un braccio piegato, l’incavo della schiena, e i vestiti sparsi sul tappeto).
Richard Billingham lavora spesso con il medio formato, ma utilizza anche macchine fotografiche usa e getta. Di conseguenza, le sue immagini possono avere risoluzioni sia alte che basse, apparirci pure e magnificenti o intime e casuali. E’ la prima volta che il fotografo mescola non solo gli stili, ma anche i soggetti delle sue opere per una esposizione, che in un certo senso vuole riassumere il percorso di questi ultimi anni,
Un percorso fatto di bellezza e contrasti, mai urlati, piuttosto suggeriti da piccoli particolari, a volte misteriosi.
© CultFrame 05/2010
IMMAGINI
1 Richard Billingham. Spring, 2009. (c) the artist, courtesy Anthony Reynolds Gallery, London
2 Richard Billingham. Dune, 2009. (c) the artist, courtesy Anthony Reynolds Gallery, London
3 Richard Billingham. Untitled, 2007. (c) the artist, courtesy Anthony Reynolds Gallery, London
INFORMAZIONI
Dal 9 aprile al 22 maggio 2010
Anthony Reynolds Gallery / 60 Great Malborough Street, Londra / Telefono: +44 (0)2074392201
Orario: martedì – domenica 10.00 – 18.00 / Ingresso libero