La bellezza senza drammi, in equilibrio perfetto tra accettazione di sé e pura e semplice felicità, è ciò che al cinema non si racconta quasi mai. La mancanza di oscillazioni visive ed emotive, siano esse rivolte verso l’alto o verso il basso, rischia di far cadere nel baratro della banalità, o ancor peggio, dell’inutilità. Ecco perché molti registi preferiscono non correre un simile rischio. Ma non è certo il caso di Jim Jarmusch.
Sperimentatore e affascinante narratore di atmosfere immaginifiche nelle quali personaggi “fuori posto” cercano la propria collocazione (a patto che esista), Jarmusch, questa volta, ribalta la sua personalissima prospettiva per raccontare la storia di Paterson, protagonista nella doppia veste di uomo e città che lo ospita, autista di autobus e poeta, marito e amico, emblema di semplicità e perfezione. Il regista segue la sua routine per una settimana: il risveglio, le affettuose chiacchiere con la moglie, il lavoro come autista, la pausa dedicata alla poesia, il ritorno a casa, la passeggiata con il cane Marvin, la sosta per chiacchiere con sottofondo di jazz al bar. Niente di speciale, se non un ripetitivo e rassicurante movimento circolare senza sorprese. L’unica nota di cambiamento è legata alla poesia.
L’autista Paterson, che a malapena comunica con le poche persone che incrocia sulla sua strada, scrive poesie. Lo fa ogni giorno, traducendo un’ispirazione che gli arriva dalle chiacchiere sentite sull’autobus o da una scatola di fiammiferi Blue Tip lasciata sul tavolo della cucina. Le sue parole senza rima, scritte su un quaderno che non ambisce certo a trasformarsi in un volume rilegato, sono quanto di più minimalista e quieto si possa immaginare. Raccontano un mondo fermo in una rassicurante staticità, privo di velleità irraggiungibili o di frustrazioni mai risolte. Il desiderio che soggiace alla poesia di Paterson, che si serve dell’abilità poetica di Ron Padgett, è il “non desiderio”: non ci sono domande che restano senza risposta quando la felicità è tale da impedirci di farle.
Sembra questo il fil rouge che lega le composizioni di Paterson e che mantiene la sua esistenza (e il film) in equilibrio. Jarmusch è estremamente abile nel trovare il giusto compromesso tra fedeltà a se stesso e assenza di autocelebrazione: sarebbe troppo semplice, e troppo banale, evocare la poesia come panacea per risollevare un’esistenza altrimenti insignificante, nel senso letterale del termine. Paterson è, al contrario, estremamente significante. È un uomo che il suo posto l’ha trovato eccome, ma senza pretendere che ciò sia riconosciuto come un valore universale. È felice per sé, per la propria vita che procede senza intoppi. Ama sua moglie, una donna che vediamo solo nella dimensione domestica che lei reinventa con espressioni artistiche che non la qualificano ma che non risultano nemmeno sgradevoli.
Paterson è anche una città lunare, un mondo ideale nel quale si riconoscono i tratti distintivi del regista americano. Tutto è immobile, senza disordine, con pochi personaggi che appaiono brevemente per sentenziare una verità imprescindibile. Un limbo che non risulta stucchevole e che cela una delicata e sottile ironia: la felicità esiste, ed è bella quando rimane uguale a se stessa. Ordine e staticità, in quest’ottica, non hanno una declinazione negativa. Il giudizio al ribasso, se deve esistere, si realizza negli occhi di chi guarda e giudica secondo i cliché, ma non appartiene a Paterson, felice di vivere in un modo ordinario, né tantomeno a Jarmusch, che libera la poesia del suo ruolo salvifico, pedagogico o politico, lasciandoci godere di una poetica prosa per immagini, e di un momento di pura e semplice felicità.
© CultFrame 12/2016
TRAMA
Paterson è una cittadina del New Jersey in cui vive Paterson, autista di autobus e poeta. La sua vita ordinaria e semplice è la materia di cui si nutre la sua poesia e il motivo di una felicità semplicemente contagiosa.
CREDITI
Titolo: Paterson / Regia: Jim Jarmusch / Sceneggiatura: Jim Jarmusch / Fotografia: Frederick Elmes / Montaggio: Affonso Gonçaives / Scenografia: Mark Friedberg / Musiche: Drew Kunin / Interpreti: Adam Driver, Golshifteh Farahani, Barry Shabaka Henley, Chasten Harmon, William Jackson Harper, Masatoshi Nagase / Produzione: Amazon Studios, Animal Kingdom, K5 Film / Paese: Usa, 2016 / Distribuzione: Cinema / Durata: 113 minuti
SUL WEB
Filmografia di Jim Jarmusch