The Woman Who Left ⋅ Un film di Lav Diaz

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Duecentoventisei minuti. Un racconto estremamente dilatato, esteso nel tempo, fuori da ogni canone legato al cinema commerciale. The Woman Who Left è una vera esperienza della fruizione, esattamente come le prove precedenti del suo autore. Lav Diaz, regista filippino di culto plurivincitore di premi nell’ambito di vari festival internazionali, ci ha abituati al suo cinema fuori misura, alle sue visioni espanse e lontane da taluni codici tradizionali.

Non c’è modo di superare le prove a cui sottopone lo spettatore, se non quello di porsi nei riguardi del film che di volta in volta propone con la disposizione d’animo di chi accetta la debolezza del proprio sguardo. Le immagini elaborate da Diaz, infatti, possiedono una forza nascosta, un sentimento estetico sotterraneo, ancorché potente, che solo nella fragilità dello sguardo si possono percepire. Diversamente, la noia può prendere il sopravvento e distruggere l’architettura narrativo/visuale delle sue opere.

The Woman Who Left non è neanche la più lunga delle sue fatiche registiche e si manifesta grazie a una scelta di linguaggio molto precisa, netta. Tale scelta è perseguita in modo rigoroso e quasi assoluto. Le inquadrature (numerose notturne) sono sempre fisse, solo apparentemente immutabili. In duecentoventisei minuti la macchina da presa si muove solo per pochi secondi, il resto è un lungo inesauribile flusso di “quadri” che mutano anche solo per pochissimi dettagli. In tal senso, è privilegiato quello che potremmo definire montaggio interno alle immagini nonché una narrazione che obbliga a una sorta di sospensione percettiva. O si entra in una trance fruitiva, o anche questo film di Lav Diaz finisce per espellere lo spettatore, per respingerlo definitivamente.

Lav Diaz

L’esile trama di The Woman Who Left è solo la base su cui è innestato l’ordito determinato dall’impianto stilistico, reso ancor più rigoroso dall’uso del bianco e nero. La vicenda di Horacia, che dopo trenta anni (ingiusti) di carcere ritorna nei proprio luoghi alla ricerca di parenti e di quelli che le hanno fatto del male, è solo una traccia per raccontare un mondo di derelitti, di esclusi ed emarginati. È una società dolente e distrutta quella dipinta da Diaz, una società, però, dove circola ancora il virus della solidarietà, della gentilezza, della comprensione. Horacia aiuta tutti, anche i più disperati, e verrà ripagata da uno di loro con quello che potremmo considerare un aiuto estremo.

Lav Diaz porta avanti questo suo ennesimo progetto filmico con la determinazione di sempre, non concede nulla e realizza un’opera che ha allo stesso tempo un grande valore espressivo (a livello strettamente fotografico) e una notevole valenza narrativa, un’opera basata su un impegno intellettuale soggettivo concentrato fortemente sulla descrizione del dolore e dell’emarginazione.

Infine, una considerazione: l’allargamento parossistico del racconto filmico nel lavoro di Diaz rappresenta certamente un punto di forza, un vero e proprio marchio di fabbrica personale. La nostra speranza è che non si trasformi in un cliché, in un’iterazione ossessiva fine a stessa. Ma magari nel suo prossimo film, il regista filippino ci sorprenderà ancora una volta.

© CultFrame 09/2016
Film presentato alla 73. Biennale Cinema di Venezia

TRAMA
Horacia ha passato trenta anni in carcere. La sua detenzione, però, è stata ingiusta. Non era colpevole dell’omicidio di cui era stata accusata. La sua scarcerazione avverrà quando la vera assassina farà una tardiva confessione. Horacia uscirà dal carcere e inizierà la sua avventura in un mondo di dolore, povertà ed emarginazione.

CREDITI
Titolo originale: Ang Babaeng Humayo / Titolo inglese: The Woman Who Left / Regia: Lav Diaz / Sceneggiatura, Fotografia, Montaggia: Lav Diaz / Scenografia: Popo Diaz / Interpreti: Charo Santos-Concio, John Lloyd Cruz / Produzione: Sine Olivia Pilipinas, Creative Programs / Paese: Philippine, 2016 / Durata: 226 minuti

SU CULTFRAME
A Lullaby to the Sorrowful Mystery. Un film di Lav Diaz di Claudio Panella

SUL WEB
Filmografia di Lav Diaz
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito

Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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