Vecchio, vecchio, vecchio. È questa la prima reazione davanti al nuovo film di Gabriele Salvatores dal titolo Happy Family. Vecchio, perché raccontarsi guardando verso la macchina da presa fa molto anni ’80. Vecchio, perché parlare oggi di famiglie (falsamente) allargate fa molto tv anni ’90; quindi roba antiquata. Infine, vecchio perché se si cerca nel 2010 di soddisfare il pubblico usando battute di Groucho Marx, una colonna sonora di Simon e Gartfunkel (e passi per citazioni di battute rubacchiate alla commedia all’italiana), allora sì che il tuo film è fuori tempo. E, grazie a questa dimensione assistiamo forse alla prima pellicola italiana furiosamente schizofrenica. Insomma, un film che vuole essere commerciale ma presta attenzione ad un mondo personale, talmente personale, da risultare autoreferenziale. Ci sarebbero voluti un Billy Wilder o un Blake Edwards per mettere ordine a una matassa così complicata. E Gabriele Salvatores non è Wilder e neppure Edwards.
C’è anche un elemento psicanalitico, ed è quello che ci piace di meno, che percorre tutto il film, quasi fosse una confessione di inadeguatezza all’idea di essere felici. Solo alcuni attimi della vita corrispondono al concetto che Salvatores ha di felicità. La parole d’ordine è in realtà “paura”: paura di cambiare, paura del nuovo e di quello che già conosciamo, paura di mettersi in gioco, paura di sbagliare, paura di essere felici e soprattutto paura di fare un film che non piace a tutti.
E quando arriva l’esorcismo, con una risata amara, anche la paura della morte, che solo dopo aver trovato la felicità può arrivare in modo sereno, noi facciamo finalmente l’unica (vera) risata del film: quella liberatoria che ci dice che la vita non è così. Anzi, nemmeno il sogno è così, quello ha i colori decisi, accesi e mai sfumati di un’opera anemica che cerca il consenso in tutti i modi possibili.
Gabriele Salvatores è un bravo regista e per questo tutto ciò dispiace di più. Ha vinto un Oscar per un film che parla dell’Italia come piace solo agli americani. E dobbiamo smettere una volta per tutte di pensare che il carattere degli italiani venga delineato dal calcio. Viene definito (almeno oggi) dal Berlusconismo e l’antiberlusconismo come quello all’acqua di rosa di Abatantuono, dalla finta pacatezza degli intellettuali imborghesiti come quello di Fabrizio Bentivoglio, dall’esagerata nevrosi delle signore Buy e Signoris, dalla idiozia dei giovani, come i due ragazzi nel film, dal rincoglionimento della nonna e dallo spaesamento (involuto) del protagonista Fabio De Luigi davanti alla macchina da presa.
Salvatores, lo abbiamo detto non è Wilder, e la sua sequenza finale rassicurante e imbevuta di grottesco non ha niente a che fare col finale, così marcatamente e fintamente forzato di una pellicola come Buddy Buddy. Se non per il fatto che la pellicola di Wilder afferma che il cinema è morto mentre quella di Salvatores che il (suo) cinema è morto, altrettanto.
© CultFrame 03/2010
TRAMA
Due famiglie incrociano i loro destini a causa dei figli sedicenni caparbiamente decisi a sposarsi. Un banale incidente stradale catapulta il protagonista-narratore, Ezio, al centro di questo microcosmo, nel quale i genitori possono essere saggi, ma anche più sballati dei figli, le madri nevrotiche e coraggiose, le nonne inevitabilmente svampite, le figlie bellissime e i cani cocciuti e innamorati. In poche parole, due famiglie di oggi, che sfuggono alle catalogazioni e alle etichette, in evoluzione continua, in equilibrio precario, vive, felici e confuse.
CREDITI
Titolo: Happy Family / Regia: Gabriele Salvatores / Sceneggiatura: Gabriele Salvatores, Alessandro Genovesi/ Montaggio: Massimo Fiocchi/ Fotografia: Italo Petriccione / Musica: Louis Siciliano/ Interpreti: Fabio De Luigi, Fabrizio Bentivoglio, Margherita Buy, Diego Abatantuono, Valeria Bilello, Carla Signoris, Corrina Augustoni, Sandra Milo / Produzione: Maurizio Totti / Distribuzione: 01/ Paese: Italia 2010 / Durata: 90 minuti
SUL WEB
Sito ufficiale del film Happy Family di Gabriele Salvatores
Filmografia di Gabriele Salvatores
01 Distirbution