Da Alien 3 a The Social Network (e al recente Millennium), la carriera cinematografica di David Fincher è caratterizzata da una serie di testi filmici con una precisa identità, microcosmi narrativi indipendenti, eppure, attraverso vie sotterranee o per meglio dire sottocutanee, interconnessi. Un lavoro critico sull’autorialità di Fincher presenta non pochi problemi. C’è il rischio di travisare alcuni elementi ricorrenti, di smarrirne altri in film apparentemente così diversi l’uno dall’altro, di non focalizzare il lavoro degli sceneggiatori (Andrew Kevin Walker, David Koepp, Aaron Sorkin per citarne alcuni): in sintesi, c’è il rischio di farsi ingannare da Fincher stesso e dal suo gioco.
I critici e i giornalisti chiamati in causa nel volume The Fincher Network – Fenomenologia di David Fincher, edito da Bietti, si pongono proprio questi interrogativi. Nel suo saggio, Roy Menarini propone di modificare il prisma con cui osservare le opere di un regista, in epoca contemporanea, specie se “di passaporto americano”. Per Daniele Dottorini, Fincher scompare all’interno di strutture hollywoodiane e spettacolari per rivelare lo spazio vuoto “che le sostiene”, e in qualche modo per far implodere l’immagine cinematografica, come suggerito da Claudio Bartolini quando afferma che, per quanto concerne il trattamento del genere cinematografico da parte di Fincher, “l’evoluzione del thriller è ottenuta per sottrazione”.
Il network dei saggi – ancora: connessione, diramazione virale, flusso – prova a stabilire, a fotografare le tematiche sottese alle opere di Fincher. Ambienti e territori claustrofobici, il dualismo Io/Sistema, tessuti urbani gotici in quanto estroflessioni di incubi e deliri, una problematica drammaturgia dell’illuminazione e l’accurata scelta musicale. C’è qualcosa che si muove, come altri elementi cardine dei film di Fincher, appena sotto lo strato epidermico delle immagini: la destabilizzazione dello spettatore, ottenuta attraverso inquadrature/spot, sguardi in-camera denunciati e non, twist finali che lo ri-guardano, come ri-guardano il linguaggio cinematografico. Lo spettatore, destabilizzato, appunto, dal virus che attacca dall’interno il film e lo fa capovolgere su se stesso, si attiva, nella migliore delle ipotesi. C’è, infine, la figura del serial killer, che in Fincher si fa archetipo del terrore, in un arco ideale che va dal thriller Seven (il rituale John Doe: un nome americano declinabile) al cronachistico Zodiac (ci sono gli omicidi, c’è una società in preda al terrore, non c’è l’assassino: il serial killer diviene il paradigma della paura, a pochi anni dall’11 Settembre 2001).
I testi/saggi sono molto brevi, spesso riescono solo a dare una panoramica completa della filmografia, abbozzando alcuni spunti critici, non di meno interessanti. Spunti che avrebbero bisogno di respiro (inteso come approfondimento, testuale e bibliografico, che al momento, se non diffuso in tante microparti, è assente) per allargarsi e dialogare con interlocutori, cinematografici e non. Magari prendendo come oggetti di studio e d’analisi, in luogo dell’intera filmografia, alcune sequenze, come, per semplice esempio, quella iniziale di Zodiac – il network di saggi sottolinea più volte la cura e l’importanza dei titoli di testa in Fincher. L’obiettivo, posto all’interno di una macchina, passa in rassegna gli interni delle case americane il giorno del 4 Luglio. Non sappiamo ancora chi guarda quell’immagine. Il regista, noi, l’assassino che non c’è. Lo scopriremo, subito dopo. Eppure in quei pochi secondi c’è abbastanza materiale per approfondire e studiare lo sguardo di Fincher sulla società (americana).
CultFrame 02/2012
TROVI IL LIBRO QUI:
1 The Fincher network. Fenomenologia di David Fincher. Un libro a cura di Roberto Donati e Marcello Gagliani Caputo
2 Edizioni Bietti – Il libro
CREDITI
Titolo: The Fincher Network – Fenomenologia di David Fincher / A cura di Roberto Donati e Marcello Gagliani Caputo / Testi: AA.VV. / Editore: Bietti / Collana: Bietti Heterotopia / Anno: 2011 / Pagine: 112 / Prezzo: 14.00 € / ISBN-13: 978-8882482411
LINK
CULTFRAME. Millennium – Uomini che odiano le donne. Un film di David Fincher. Di Giovanni Romani
CULTFRAME. The Social Network. Un film di David Fincher. Di Eleonora Saracino
CULTFRAME. Il curioso caso di Benjamin Button. Un film di David Fincher. Di Nikola Roumeliotis
CULTFRAME. Zodiac. Un film di David Fincher. Di Nikola Roumeliotis
CULTFRAME. La quadrilogia di Alien (Alien 3 di David Fincher). Di m.g.d.b.
Filmografia di David Fincher
Bietti Editore
INDICE
Prefazione di Mario Sesti / Una minima introduzione: David Fincher regista. Di M. Gagliani Caputo e R. Donati
Labirinti psichici: immedesimazione, disumanizzazione, gioco e voyeurismo nel cinema di David Fincher. Di Francesco Del Grosso / Le stanze del panico. Il mondo come complotto nel cinema di David Fincher. Di Roy Menarini / Il curioso caso dell’autore scomparso. Di Daniele Dottorini / Fincher e le donne. Di Marcello Gagliani Caputo / Da Seven a Zodiac: congelare il thriller. Di Claudio Bartolini / Per una fenomenologia del senso di colpa. Un caso peculiare nel cinema di David Fincher. Di Roberto Donati / La dimensione oscura. Il rapporto spazio-tenebra nel cinema di David Fincher. Di Andrea Fontana / Alien 3: la prima volta di Fincher. Di Giuseppe Cozzolino e Fabio Maiello / Stanze, case, panico: i due David nella casa degli Uscher. Di Danilo Arona