White Material. Un film di Claire Denis. 66a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

claire_denis-white_materialLa dinastia dei Vial rappresenta il residuo perverso e malato di un colonialismo europeo sfruttatore e tragico. L’Africa violentata e usata dai bianchi è territorio di potere e di guadagno per questo “materiale bianco” che non può che essere considerato con disprezzo dai ragazzi africani cresciuti a forza di  violenza e sottomissione. I Vial sono dinosauri di un passato (non così remoto) terrificante. Non hanno capito come vanno le cose, nei nostri tempi. La più ostinata e folle è Maria, una donna tormentata dalla sua piantagione di caffè piuttosto che dall’educazione di suo figlio e dai rapporti ambigui che intercorrono all’interno di una famiglia ormai decomposta moralmente.

L’ossessione per il possesso, l’incapacità di leggere gli accadimenti del presente, il rifiuto del cambiamento e della presa di coscienza degli errori commessi. Non c’è dubbio che White Material, della regista Claire Denis, parli di situazioni e argomenti del tutto condivisibili. È possibile non detestare quei bianchi che continuano a fare i padroni in Africa? Si può non guardare con disgusto quei soggetti che sfruttano la terra altrui in modo anche arrogante?

 

Claire Denis racconta tutto ciò, ma il film sembra non avere una sua reale sostanza, una vera urgenza. Su tali questioni ormai è stato detto e fatto moltissimo, anche a livello cinematografico. La regista, così, sembra concentrarsi più che altro sul decadimento di una piccola struttura di potere, sulla malattia (mentale) che corrode da dentro relazioni interpersonali, sentimenti, legami di un gruppo di privilegiati.

Sullo sfondo vediamo un’Africa (anche se non sappiamo in che paese è ambientato il film) selvaggia e bellissima. Claire Denis dirige l’obiettivo della sua macchina da presa sul paesaggio, soffermandosi sulla forza dei luoghi, sulla terra rossa, sulla primitiva essenza di una natura che sembra abbandonata a se stessa ma che lentamente sta riprendendo il controllo degli spazi.

A livello registico il film è inappuntabile, mentre l’impostazione narrativa presenta numerosi e ingombranti buchi. Sembra quasi che gli autori della sceneggiatura (la stessa Denis e Marie Ndiaye) abbiano volutamente orchestrato dei passaggi nebulosi per dedicarsi in modo preciso alla descrizione della progressiva perdita di controllo della situazione da parte dei post-colonialisti francesi, i quali non vogliono accettare la fine del loro dominio.

Claire Denis si affida in maniera evidente alla consistenza artistica di Isabelle Huppert, attrice di rara intensità e abilità che interpreta in modo magnifico il personaggio di Maria Vial, personaggio estremo e coraggioso al limite dell’ottusità e individuo incapace di vedere cosa accade veramente intorno a lei. Solo grazie alla Huppert, White Material trova la sua ragion d’essere. Altra sola nota di merito al direttore della fotografia Yves Cape, in grado di fornire allo spettatore una visione non convenzionale e non folcloristica del paesaggio africano.

 

©CultFrame 09/2009

 

 

TRAMA
La famiglia francese Vial vive da sempre in Africa. Sono nati tutti lì e gestiscono da decenni un’azienda agricola all’interno della quale si produce caffè. I Vial, in special modo Marie, non capiscono esattamente cosa succede intorno a loro. Il paese nel quale vivono è squassato da una guerra civile terribile. Bande di ragazzini armati depredano tutto e tutti, mentre l’esercito compie esecuzioni sommarie e massacri. A un certo punto, Marie si troverà senza più lavoratori ma tenterà lo stesso di fare il raccolto, fino alla tragedia finale.

 

CREDITI

Titolo: White Material / Regia: Claire Denis / Sceneggiatura: Claire Denis, Marie Ndiaye / Fotografia: Yves Cape / Montaggio: Guy Lecorne / Scenografia: Saint Père Abiassi, Alain Veisser / Musica: Stuart S. Staples / Interpreti: Isabelle Huppert, Christophe Lambert, Isaach De Bankole, Nicolas Duvauchelle / Produzione: Why Not Productions, France 3 Cinema, Wild Bunch, Les Films Terre Africaine / Francia, 2009 / Durata: 102 minuti

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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