Mi sono avvicinato con la dovuta attenzione alla fotografia di Beatrix von Conta nel 2007, quando nell’ambito della manifestazione Photaumnales di Beauvais (Francia) realizzò la mostra intitolata corpures/reprises. Mi colpì subito la chiarezza dello stile visivo che, con tutta evidenza, derivava dalla limpidezza della sua ricerca espressiva, una ricerca legata all’indagine visiva del territorio che intendeva essere, soprattutto, un’analisi lucida dello spazio urbano (Beauvais, appunto), dei suoi margini, degli interstizi, degli ambienti nei quali gli esseri umani si muovevano e vivevano.
Da allora ho seguito con curiosità lo sviluppo del suo percorso artistico/fotografico, sempre incentrato sulla “mappatura” dei territori, dei luoghi, con particolare riferimento alla relazione complessa tra paesaggio e presenza umana, tra luogo e azione concreta della civilizzazione.
Ora, invece, la fotografa tedesca residente in Francia dal 1975, è impegnata in un’esposizione presso la galleria Le Réverbère di Lione. La mostra si intitola: Le grand écart / L’eau barrée. Ancora una volta Beatrix von Conta si confronta con il territorio e lo interpreta alla sua maniera, cercando di raffigurare il reale che invade il suo sguardo con la logica sistematica che contraddistingue il suo lavoro.
Ne Le grand écart, l’artista si dedica alla penisola di Gaspé (Gaspesie), una zona del Quebec (Canada). Si avverte nelle sue immagini la volontà di stabilire un contatto profondo con il paesaggio, consapevole del fatto che il punto di vista dell’artista/fotografo sul mondo sia un elemento fondamentale della rappresentazione del reale. Il risultato è la raffigurazione di un’ampia area in cui “la mano dell’essere umano” è intervenuta sugli equilibri naturali del paesaggio. Ogni porzione di mondo racchiusa nelle sue inquadrature si configura, dunque, come la conseguenza di un processo di tipo culturale che è intervenuto sull’esistente mettendo in atto una sostanziale mutazione.
Tale aspetto è riscontrabile anche nella parte denominata L’eau barrée. In questo lavoro, l’azione dell’umanità appare fortissima e, di fatto, modella una nuova realtà rispetto all’evoluzione spontanea della natura. L’acqua, fattore vitale per eccellenza, viene deviata, limitata, costretta da gigantesche e orripilanti strutture. Le dighe, simbolo del presunto controllo dell’essere umano sul mondo, si ergono nel contesto naturalistico in modo atrocemente monolitico creando una frizione, anche visiva, tra presenza della civiltà e la grandiosa indifferenza della natura.
Questa ulteriore evoluzione dell’opera di Beatrix von Conta testimonia ancora una volta la coerenza e il rigore della dimensione creativa di una fotografa che da molti anni ha dedicato la sua ricerca a identificare la relazione contraddittoria tra paesaggio e ingerenza umana. Il suo stile, apparentemente algido e para-oggettivo, in verità si manifesta come lo strumento ideale per toccare questioni molto profonde e per rivelare in modo problematico la stratificazione (sociale e architettonica) che contraddistingue allo stesso modo luoghi, spazi urbani e distese naturali.
© CultFrame – Punto di Svista
(pubblicato su L’Huffington Post Italia)
INFORMAZIONI MOSTRA
Beatrix von Conta. Le grand écart / L’eau barrée
Fino al 26 luglio 2014
Galerie Le Réverbère, Lione (Francia) / rue Burdeau 38, Lione (Francia) / Telefono: +33.04.72000672
SUL WEB
Galerie Le Réverbère, Lione