L’umiliazione. Un film di Barry Levinson. 71° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Fuori concorso

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Da qualche tempo a questa parte, quando Al Pacino partecipa a un film si palesa in queste condizioni: postura sghemba, passo molto incerto, voce bassa e biascicata, capello lungo, scomposto e visibilmente unto. Perché? Viene da domandarsi.
Certo, nel caso de L’umiliazione (The Humbling), ultima fatica registica di Barry Levinson, il personaggio centrale impone questo tipo di immagine, ma l’impressione che abbiamo è che ormai dopo il periodo boss/poliziotto sia arrivato per il grande attore italo-americano il periodo anziano/depresso/un po’ malandato fisicamente.  Insomma, siamo passati da uno stereotipo all’altro, con la differenza che nel periodo boss/poliziotto Pacino ha interpretato, qua e là, qualche capolavoro: Il Padrino (Francis Ford Coppola – 1972), Serpico (Sidney Lumet – 1973), Scarface (Brian De Palma – 1983), Carlito’s Way (Brian De Palma – 1993), Heat (Michael Mann – 1995).

Ora, appunto, siamo a L’umiliazione, lungometraggio il cui personaggio centrale dovrebbe essere perfettamente nelle corde dell’attore newyorkese. Si tratta, infatti, di un interprete teatrale molto famoso che a un certo punto entra in una profondissima crisi depressiva, fino al punto di tentare il suicidio. Solitudine, invecchiamento, perdita del desiderio di fare qualsiasi cosa, nessuna prospettiva futura, se non quella di avviarsi a una terza fase della vita triste e vacua.

Se non fosse per il fatto che si tratta della trasposizione filmica di un testo di Philip Roth, ci verrebbe da dire come i temi affrontati siano noiosamente prevedibili. E così, in effetti, pensiamo. Anche se è doveroso affermare come la questione centrale in questo caso non riguardi quali argomenti siano stati trattati quanto piuttosto come siano stati trattati. Non abbiamo letto il romanzo di Roth, e dunque per ciò che riguarda il testo letterario in sé non ci permettiamo di dire alcunché, mentre un’analisi precisa si può fare riguardo il lavoro degli sceneggiatori e del regista.

L’aspetto che più ci colpisce è il seguente: questa operazione produttiva è stata costruita su misura per Pacino, anzi per il Pacino secondo periodo. Tutto, dunque, è scontato, e anche gli innegabili ed esilaranti pezzi di bravura dell’interprete di Carlito’s Way  finiscono per comunicare un’immagine dell’attore sempre più standardizzata.
Il racconto procede per episodi per definiti (non sempre ben collegati), alcuni discretamente divertenti, altri ovvi, altri ancora poco sopportabili.
A questa struttura narrativa, è stata poi sovrapporta la regia di Barry Levinson, il quale ha cercato con tutta evidenza di essere “all’altezza della situazione”. Un’impostazione creativa, dunque, sterilmente varia e con qualche tentativo di invenzione che però naufraga in un quadro generale decisamente privo di autentica creatività.

Tutto molto professionale, dunque, tutto ben curato e studiato, tutto concepito per compiacere sia il pubblico che gli appassionati. Niente di sorprendente. Niente di veramente poetico, purtroppo.

© CultFrame 08/2014

 

TRAMA
Simon Axler è un famoso attore teatrale vicino ai settanta anni. A un certo punto della sua vita, Simon inizierà ad avere problemi di depressione. Perderà la voglia di calcare i palcoscenici, e tenterà il suicidio. Dopo un periodo di ricovero in una clinica psichiatrica tornerà a casa senza alcuna prospettiva. Le sue giornate tristi e vuote saranno però sconvolte dall’arrivo improvviso di Pegeen, la figlia ormai cresciuta di una coppia di amici attori. La ragazza, nonostante si dichiari lesbica, confessa a Simon di aver provato nei suoi riguardi un amore stravolgente fin da quando era bambina. Tra Simon e Pegeen inizierà, così, una stravagante storia d’amore, con molti alti e bassi.

CREDITI
Titolo: L’umiliazione / Titolo originale: The Humbling / Sceneggiatura: Buck Henry, Michal Zebede, dal romanzo di Philip Roth / Fotografia: Adam Jandrup / Montaggio: Aaron Yanes / Scenografia: Sam Lisenco / Musica: Marcelo Zarvos / Interpreti: Al Pacino, Greta Gerving, Nina Arianda, Barry Levinson, Dianna Wiest, Charles Grodin / Production: Hammerton Productions / Distribuzione: Ambi Pictures / Paese: USA, 2014 / Durata: 112 minuti

LINK
CULTFRAME. Disastro a Hollywood. Un film Barry Levinson di Giovanni Romani
Filmografia di Barry Levinson
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito
Ambi Pictures

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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