Il cratere. Un film di Luca Bellino e Silvia Luzi

SCRITTO DA
Claudio Panella

Bellino LuziIl titolo potente del film Il cratere non è riferito direttamente al Vesuvio, come molti spettatori informati dell’ambientazione partenopea del film potrebbero immaginare, ma rinvia in senso lato a quell’area del Sud Italia dove la musica neomelodica viene maggiormente prodotta e ascoltata. Gli autori hanno inoltre dichiarato di riferirsi a una costellazione poco luminosa che è solo raramente visibile nei cieli dell’emisfero australe e ancor meno in quello boreale, associandola alle difficoltà di riuscire a brillare nell’empireo della musica neomelodica napoletana della ragazzina protagonista.

Tale dichiarazione ‘poetica’ lascia il sospetto di un’altra interpretazione del titolo rimasta taciuta – quella di un’area depressa senza facile via d’uscita – perché severa verso l’umanità raccontata dal film. In ogni caso, i due registi de Il cratere hanno voluto realizzare un’opera stratificata (dalla struttura in realtà alquanto semplice) la cui percezione immediata può rivelarsi spaesante a seconda dell’orizzonte d’attesa con cui ci si assiste: da un lato, il film si presenta pieno di indizi di un’attenta costruzione autoriale, fin dall’incipit in cui la giovane Sharon ripete in italiano e in francese una lezione sul verismo e il naturalismo impartitale chiaramente non a scuola ma dagli stessi Luzi e Bellino; dall’altro, invece, il film si propone al pubblico come una storia autentica di una vera famiglia, la cui più giovane figlia potrebbe diventare una cantante di successo o almeno così vuole suo padre.

Rapportandosi criticamente al film bisogna dunque valutare quanto lo spaesamento che vorrebbe generare possa essere salutare, se il suo linguaggio lo sostenga in modo adeguato, e a quale scopo. Anche perché i due documentaristi già autori di opere quali La Minaccia (2008) sul Venezuela di Chavez, Dell’arte della guerra (2012) sulle lotte degli operai Innse di Milano e The Pray (2014) sulla pedofilia nella Chiesa tentano qui un esercizio ‘etnografico’ e al contempo drammaturgico molto diverso dai lavori precedenti e dai loro più espliciti intenti di denuncia.

Selezionato come unico titolo italiano della 32a Settimana Internazionale della Critica e presentato dagli autori a Venezia come “una favola Disney al contrario”, dal punto di vista linguistico Il cratere procede per sequenze un po’ frammentarie, con qualche ellissi e reiterazione di inquadrature molto mobili e simili (i protagonisti a tavola, i ragazzi che giocano, le solite riprese di spalle dei personaggi che camminano, etc); niente di sorprendente, ma comunque efficace a immergerci nella quotidianità della famiglia Caroccia e a lasciare affiorare gradatamente il desiderio paterno di fare della figlia Sharon una star e raggiungere così quel riscatto sociale che a lui stesso è stato finora negato. Il colore del film vira decisamente verso la fiction, mettendo in evidenza la figura ambigua e a tratti inquietante del padre Rosario, che in teoria interpreta se stesso (c’è identità di nome tra attori e personaggi) ed è qui accreditato anche quale co-sceneggiatore.

Bellino LuziDa un punto di vista più generale, per così dire etico, la riuscita di un progetto che nasce al di qua della finzione, ‘prelevando’ dalla strada una vera famiglia e girando nella loro vera abitazione la storia di una relazione irrisolta tra padre e figlia, si dovrebbe forse avere al di fuori della fiction. Ma la vetrina veneziana in cui al film si sono accompagnati gli annunci delle legittime aspirazioni ‘artistiche’ della giovane Sharon, sostenute dal padre, non è il luogo migliore per misurare tali aspetti del legame che gli autori hanno saputo instaurare con i protagonisti, lasciando appunto taciuto, e forse per pudore, una netta messa in questione di un desiderio di rivalsa sottoproletario molto poco rivoluzionario.

Tra testi, paratesti e contingenze, la prima impressione che si porta con sé dopo la proiezione è che l’operazione di Luzi e Bellino sia un po’ fine a se stessa, e che dal ‘cratere’ inteso come pozzo dei desideri irrisolti e di sogni italici a buon mercato non vi sia modo di venir fuori. In tal senso, il personaggio di Sharon fa pensare ad altre storie di artisti mancati o dal rapporto conflittuale tra essi e la loro arte, come per esempio al romanzo autobiografico Il mio cuore umano (2008) di Nada Malanima, in arte Nada, dove un padre caratterialmente molto diverso non riesce comunque a risparmiare alla figlia l’angoscia per una carriera di cantante-bambina che solo molti anni dopo le riuscirà di riscattare conquistandosi il diritto di cantare le proprie canzoni e di fare la ‘sua’ musica. Al personaggio e alla ragazza che lo interpreta non si può che augurare tale futuro.

© CultFrame – Punto di Svista 09/2017 – 04/2018

TRAMA
La famiglia Caroccia (il cui destino di ambulanti è scritto fin nel cognome) gira per le fiere e le sagre di paese con il suo carro di giochi. La tredicenne Sharon, quando prende il microfono e canta davanti all’autocamion dei genitori, è un’attrazione di particolare richiamo per i clienti, ma il padre sogna per lei un futuro da cantante a tutti gli effetti.


CREDITI


Titolo: Il cratere / Regia: Luca Bellino e Silvia Luzi / Sceneggiatura: Luca Bellino, Silvia Luzi / Musica: Alessandro Paolini / Montaggio: Luca Bellino e Silvia Luzi / Fotografia: Luca Bellino e Silvia Luzi / Interpreti: Sharon Caroccia, Rosario Caroccia / Produzione: Tfilm, Rai Cinrma / Distribuzione: La Sarraz Pictures / Paese: Italia, 2017 / Durata: 93 minuti

SUL WEB
Filmografia di Luca Bellino
Filmografia di Silvia Luzi
Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – Il sito

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Claudio Panella

Claudio Panella, Dottore di ricerca in Letterature e Culture Comparate, si interessa in modo particolare alle interazioni tra la letteratura e le arti, alle trasfigurazioni letterarie del paesaggio e della città, alle rappresentazioni del lavoro industriale e post-industriale nella letteratura italiana ed europea. Attualmente è redattore di Punto di Svista - Arti Visive in Italia e CultFrame - Arti Visive.

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