Se François Truffaut, con Effetto Notte, ci ha raccontato in modo semplice e diretto cosa significhi concretamente realizzare un film e se Elia Kazan, con Gli ultimi fuochi, ci ha spiegato in una mirabile scena interpretata da Robert De Niro come si faccia cinema e come si scriva una storia che possa attirare l’attenzione del pubblico, in Eternal Homecoming (Eterno ritorno: provini; Vechnoe vozvraschenie), Kira Muratova realizza un sentito e intelligente omaggio (giocoso) al mondo degli attori e all’arte della recitazione.
La struttura dell’opera è basata su un susseguirsi di scene incentrate sui medesimi dialoghi ma interpretate di volta in volta da attori diversi. Si tratta di provini per un film che non ha ancora ottenuto alcun sostegno economico. A visionare queste sequenze, uno strano produttore (squattrinato) e un possibile finanziatore, per nulla esperto di cinema.
Kira Muratova imposta il suo lavoro girando in bianco e nero le scene interpretate dagli attori e a colori quelle ambientate nella sala di proiezione.
Si tratta di un “divertissement molto serio” che obbliga lo spettatore a misurarsi con l’importanza della recitazione e a rendersi conto di quanto sia fondamentale per l’equilibrio di un lungometraggio la scelta degli interpreti.
In scena sono sempre delle coppie, vecchi amici (un uomo e una donna) che si ritrovano dopo molti anni per discutere di un problema sentimentale di uno dei due. Il tono della recitazione muta costantemente: ora drammatico, ora brillante, ora grottesco. Ci troviamo di fronte a un crescendo di cambiamenti, a volte molto sottili, che permette al film di non scadere mai nel pericolo incombente: la noia.
Ovviamente, un’opera del genere, tutta girata in interni e basata su dialoghi che si ripetono, finisce per avere un’impostazione quasi teatrale. Ma ciò non toglie che Eternal Homecoming sia un autentico e sentito omaggio al “fare cinema” attraverso il filtro significativo dell’arte della recitazione. La macchina da presa, sempre delicatamente mobile e fluttuante, si limite a riprendere il dialogo (spesso frontalmente), mentre i raccordi di montaggio sono rari.
Alla fine, il possibile finanziatore di questa ipotetica pellicola si deciderà a sostenere il progetto. Tutto si concluderà in una grande risata (una sorta di ambiguo sberleffo) che però nasconde un’amarezza di fondo assolutamente palpabile: l’amarezza di chi combatte ogni giorno la sua battaglia (forse persa) per la sopravvivenza artistica e professionale.
© CultFrame 11/2012
TRAMA
Un produttore senza soldi invita un industriale a visionare dei provini già realizzati in funzione di un progetto cinematografico che non riesce a partire. Davanti agli occhi dei due si snoda così una ripetizione di sequenze interpretate da attori diversi. Nonostante, qualche perplessità alla fine l’industriale sembra convincersi a sostenere economicamente il film.
CREDITI
Titolo: Eternal Homecoming / Titolo originale: Vechnoe vozvraschenie / Regia: Kira Muratova / Sceneggiatura: Kira Muratova / Fotografia: Vladimir Pankov / Montaggio: Valentina Oleinik / Musica: Valentin Silvestro / Interpreti: Oleg Tabakov, Alla Demidova, Renata Letvinova, Sergey Makovetsky / Produzione: Sota Cinema Group / Paese: Ucraina, 2012 / Durata: 114’
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Filmografia di Kira Muratova
Festival Internazionale del Film di Roma – Il sito