Per il lungometraggio precedente realizzato a sei anni di distanza da questo, Piccola Patria (2013), il padovano Alessandro Rossetto aveva raccolto numerose storie vere del suo Nordest in crisi economica e di valori, includendo tra l’altro in una trama di finzione le riprese realizzate presso un reale raduno di indipendentisti veneti o in alcuni locali affollati di veri clienti. Nel caso di Effetto domino, basandosi sul romanzo omonimo del conterraneo avvocato-scrittore Romolo Bugaro, Rossetto e la sua cosceneggiatrice fissa Caterina Serra hanno confermato quest’approccio mirando però anche a far rispecchiare sulla superficie opaca della provincia veneta le ombre di una parabola di dimensioni globali, emblematica delle derive di un neo-liberismo contemporaneo che prospera sulle ambizioni di benessere dei “pesci piccoli” protagonisti e vittime di questa storia.
Nella prima parte, la voce narrante off (dell’attore Paolo Pierobon) che Rossetto e Serra mutuano dal libro presenta i caratteri dei due personaggi principali, incarnati con notevole adesione fisica e dialettale da Diego Ribon e Mirko Artuso, già nel cast di Piccola patria: si tratta di Gianni Colombo e Franco Rampazzo, un geometra e un imprenditore qualsiasi le cui figure diventano archetipiche di intere generazioni di ex ultimi (“non siam più contadini”, afferma con orgoglio la moglie di Rampazzo) che in pochi decenni di super-lavoro si sono conquistati una ricchezza che potrebbe svanire in un battito di ciglia per colpa di un investimento sbagliato o della competizione con un pesce troppo più grande.
Quello che Bugaro definisce il “crudo Nordest” s’impone visivamente fin dalle prime sequenze montate da Rossetto, che filma luoghi autentici le cui sole immagini, se vi si posa uno sguardo attento, ‘parlano’ più di ogni sceneggiatura predeterminata: anche qui, come in Piccola patria, riprese dall’alto inquadrano chilometri di terra cementificata, carrellate stradali esplorano aree dismesse, capannoni e strutture abbandonate, quei “cadaveri” la cui asta accende le fantasie di riscatto di Colombo e Rampazzo, che immaginano un progetto immobiliare che cambierà la loro vita per sempre. Così sarà, anche se non nel modo che avevano previsto.
Suddiviso in capitoli con titoli emblematici (Le pedine del domino, Resistere non serve, Finire non così, etc.), il film si distacca un poco nel finale dal romanzo e dal precedente lavoro del regista. Ciò avviene con una virata di grottesco nel tono e con l’estensione dell’intreccio fino all’Oriente estremo dove speculatori cinesi e italiani (il personaggio di Marco Paolini) tirano i fili del capitalismo internazionale ammantando un’operazione di real estate di un’aura quasi mistica: dalle rovine del turismo di massa evidentemente non più praticato nei luoghi in cui il film è ambientato nasce la New Old, società che ha per target un’élite di pensionati con rendite e per simbolo la medusa che rigenera se stessa sfiorando l’immortalità (di cui si trattava anche, in ben altro modo, nello Spira mirabilis di D’Anolfi e Parenti).
Con il cameo dello scrittore Vitaliano Trevisan nella parte di un prete che assolve uno dei colpevoli della catastrofe che si abbatterà su Rampazzo e la sua famiglia, anch’egli una pedina manovrata dai veri responsabili dell’affare milionario, l’ultima parte del film abbandona l’ambientazione realista (nella prima metà, si segnala anche la visita dei due protagonisti ai degenti di un ospizio vero) e propone una riflessione sull’ansia di eterna giovinezza e profitto illimitato della nostra società, di cui il Nordest della penisola esposto ai venti della globalizzazione può essere considerato una sorta di laboratorio, come negli ultimi anni hanno suggerito diverse opere narrative saggistiche. Dopo la prima edizione Einaudi del 2015, il romanzo di Bugaro è stato riedito da Feltrinelli/Marsilio nel settembre 2019 in occasione dell’uscita del film.
© CultFrame 09/2019
TRAMA
La condizione di abbandono in cui versa una ventina di ex strutture alberghiere fa maturare l’idea di un ambizioso progetto immobiliare in una coppia di piccoli imprenditori del Nordest d’Italia; troppo piccoli per riuscire a realizzare il loro piano senza indebitarsi e per difendersi dalle attenzioni di concorrenti ben più abbienti e spietati di loro.
CREDITI
Titolo: Effetto domino / Regia: Alessandro Rossetto / Sceneggiatura: Alessandro Rossetto, Caterina Serra / Montaggio: Jacopo Quadri / Fotografia: Daniel Mazza / Scenografia: Leonardo Scarpa / Musica: Alessandro Cellai, Paolo Segat, Valerio Vigliar, Maria Roveran / Interpreti: Diego Ribon, Mirko Artuso, Nicoletta Maragno, Maria Roveran, Roberta Da Soller, Marco Paolini, Shi Yang, Stefano Scandaletti, Lucia Mascino, Andrew C.NG, Olivier Rabourdin/ Paese: Italia, 2019 / Produzione Jolefilm, Rai Cinema / Durata: 104 minuti
SUL WEB
Filmografia di Alessandro Rossetto
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito