Optical Parables. Mostra di Manuel Álvarez Bravo

SCRITTO DA
Orith Youdovich

manue_alvarez_bravo-fama_durmiendoLe curve sensuali del corpo di Alicia si posano su una coperta a quadri accanto ad un muro scrostato. Dorme supina, una mano sostiene la nuca, una gamba piegata sull’altra, il pube scoperto, le caviglie bendate. Dei cactus spinosi accrescono la sensazione di pericolo che minaccia di invadere il sopore de “La buena fama durmiendo”. Erotismo, sonno e sogno si fondono in questa immagine destinata ad essere una delle fotografie più enigmatiche di  Manuel Álvarez Bravo, celebrata anche dall’esponente del surrealismo, André Breton, che nel 1938 la scelse per la copertina del catalogo della mostra del movimento in Città del Messico.

La stessa immagine apre anche il piccolo volume edito dal Museo J. Paul Getty di Los Angeles che in questi giorni ospita Parábola óptica, una mostra che comprende un centinaio di scatti effettuati dall’artista messicano tra gli anni ‘20 e ‘70 e che ripercorre la sua evoluzione creativa a partire dai primi lavori ispirati al pittorialismo fino a quelli di stampo formalista e dal contenuto visionario.
“Parábola óptica”, è anche, e soprattutto, un’altra delle famose fotografie di Álvarez Bravo (la vetrina de “La Optica Moderna” dei fratelli Spirito, stampata al contrario in una sorta di gioco in camera oscura) che oltre ad essere una composizione ironica, vuole penetrare nel significato ambiguo della visione ottica e della fotografia.


manuel_alvarez_bravo-parabola_opticaUn artista riflessivo ed interiore, estremamente sensibile alla forma e alle sfumature tonali, Álvarez Bravo è considerato uno dei più grandi artisti messicani del ventesimo secolo. Un intinerario iniziato nell’ambiente post rivoluzionario messicano, quando Città del Messico diventa il fulcro della scena intellettuale, ma un cammino umano radicato invece nella rivoluzione impregnata di morte, sangue e violenza hanno fatto di lui interprete della cultura del proprio paese e della sua complessità.
Profondo conoscitore dell’universo indigeno, Álvarez Bravo è rimasto aperto agli impulsi esterni portati da fotografi come Henri Cartier-Bresson, Paul Srand, Edward Weston e Tina Modotti che visitarono il Messico catturati dalle atmosfere effervescenti del paese.

 Nelle sue opere, la semplice quotidianità, la classe operaia e la morte sono avvicinati ad esperimenti formali ed astratti; la luce che bagna la terra e gli uomini, la vastità dei paesaggi, i cimiteri e i riti sono elementi accostati ad immagini fantasiose. Manuel Álvarez Bravo ha saputo cogliere, con discrezione e rispetto, le contraddizioni della vita: tra realtà urbana e mondo contadino, esistenza sociale e solitudine, antica civilizzazione e modernità.


©CultFrame 01/2002


IMMAGINI

1 ©Manuel Alvarez Bravo. La Buena Fama Durmiendo, 1938. Collezione The J. Paul Getty Museum

2 ©Manuel Alvarez Bravo. Parábola Optica, 1931. Collezione The J. Paul Getty Museum


INFORMAZIONI

Dal 13 novembre 2001 al 17 febbraio 2002

The J. Paul Getty Museum / 1200 Getty Center Drive, Los Angeles / Telefono: +1.310.4407300

Orario: martedì – giovedì e domenica 10.00 – 18.00 / venerdì e sabato 10.00 – 21.00 / chiuso lunedì / Ingresso libero

 

LINK

CULTFRAME. Messico. Un libro di Juan Rulfo

CULTFRAME. Il senso poetico del tempo. Intervista a Graciela Iturbide

The J. Paul Getty Museum

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Orith Youdovich

Orith Youdovich, fotografa, ha abbandonato il reportage sociale per dedicarsi alla fotografia concettuale e da allora dirige il proprio sguardo sul mondo in un continuo processo di analisi del rapporto tra sguardo soggettivo e paesaggio. Svolge attività di ricerca artistica sulla connessione tra fotografia e cinema. Ha esposto in mostre personali e collettive e ha curato esposizioni per Festival di fotografia italiani. E' co-autrice del volume "Il vento e il melograno - Fotografia Israeliana Contemporanea", del saggio "Cosa devo guardare – Riflessioni critiche e fotografiche sui paesaggi di Michelangelo Antonioni" (Postcart, 2012). Curatrice e giornalista, ha curato mostre di fotografia e dal 2009 al 2018 è stata Direttore responsabile della testata giornalistica Punto di Svista – Arti Visive in Italia.

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